Elenco blog personale

domenica 26 febbraio 2012

vorrei

Marion Bolognesi



vorrei saper fare tante cose, che non so fare. vorrei saper ballare, adoro guardare ballare quelli che sanno. vorrei saper suonare la chitarra, o la batteria o le tastiere o il basso, il mio amore per questi strumenti è sconfinato, sono il rock e se sa, il rock nutre la mia vita. vorrei saper creare qualcosa con le mie mani (si vabbè, la torta della nonna non vale...). in effetti tutti questi desideri hanno a che fare con abilità del corpo, i piedi, le gambe, le braccia, le mani. e io al corpo non ho mai dato grande importanza. cellò, me lo porto appresso, mi sta pure simpatico il più delle volte, ma insomma ho sempre considerato la testa, la testa, da cui tutto dipende.
e vorrei più di ogni cosa che la testa sapesse disciplinarmi. invidio a Tamura Kafka la disciplina del corpo, fa ginnastica tutti i giorni, lui. invidio a Francie quella della lettura, legge un libro al giorno, lei. ha importanza che siano personaggi fantastici? non per me. perchè penso che nell'ordinarietà dei giorni l'autodisciplina sia un dono. che io non posseggo, naturalmente.

martedì 21 febbraio 2012

amicizia

 Cartier-Bresson

"Tu puoi continuare a piovere, pioggia. Assenza, dov'è la tua vittoria?"

domenica 19 febbraio 2012

il mio momento perfetto

 
E' stato a San  Francisco, in una chiara, luminosa mattina di marzo di 4 anni fa. mi ero svegliata presto, al solito. mio figlio dormiva beato nel suo queen bed. io mi sono alzata, lavata, vestita. sono andata a prendere un caffè dallo starbucks all'angolo della via. e poi ho fatto un giro. era il mio ultimo giorno a Frisco, c'era un cielo limpido, ancora poca gente  in giro. sono andata agli yerba buena gardens, proprio dietro il nostro albergo.  luce gioiosa, prati verdi. la fontana commovente dedicata a Martin Luther King scrosciava ed un gruppo di persone in un  prato  faceva tai chi, con movimenti lenti e delicati. 
mi sono seduta, ho acceso una sigaretta e ho pensato che davvero nessuno, nel  mondo, sapeva dov'ero in quel momento e cosa stessi facendo. mi sono sentita...magnificamente perfetta. e in pace. 

sabato 18 febbraio 2012

la "nave" più bella

Ti svegli alle sei, come spesso. E sei in un Paese lontano,  dove albeggia tra i monti. Ti vesti ed esci per strada. E’ quell’ora  della vita che ti capita spesso e che hai imparato a riconoscere. Un  tempo ti provocava straniamento e una forma lieve di sofferenza. Poi è  successo come con il dolore nei massaggi thailandesi: si trasforma in  un inedito piacere. Per una questione di bilanciato fuso orario non  puoi telefonare a nessuna delle persone a cui vuoi bene. Stanno  dormendo o se stanno facendo altro non ti risponderebbero. Sei solo al  mondo. Cammini fra templi buddisti, insegne tibetane, forni che  preparano piadine esotiche. Incontri persone che ti guardano negli  occhi con una determinazione tale da non farti mai abbassare lo sguardo per non deluderle. Davvero, siete anime perse che nuotano in un vaso di pesci. Ma non lo siamo tutti? Loro sono venuti a cercare qualcosa, tu l’hai trovato: un momento perfetto. Ti siedi a guardare la vallata. In  questo istante nessuno si sta preoccupando per te, nessuno ti ricorda o  dimentica, nessuno in alcun modo ti desidera. E’ come non ci fossi. E’ un’idea soave della morte: sei semplicemente andato da un’altra parte, con un cellulare spento, tra esseri sconosciuti. Puoi continuare ad  amare quelli che sono rimasti altrove, senza conseguenze. Tu sei qui, e  tu non sei. Un fuso orario ti può salvare, cancellandoti.

 Gabriele  Romagnoli 8 maggio 2008

domenica 12 febbraio 2012

così è la vita






giorni in cui pensi che non ce la puoi fare, rifiuti, spazzatura, melma fuori e dentro.
e giorni in cui ti si svela la perfezione.





le volute dei petali, una spirale perfetta, strati su strati, una gonna di chiffon.









piroetta e voilà, si dischiude la bellezza.

sabato 11 febbraio 2012

we take care of our own

capita spesso ultimamente che io debba affrontare difficoltà pratiche della vita. e per "pratiche" intendo cose che non descrivo, anche ripugnanti, e però parte integrante di ciò che noi siamo. ovvero carne fragile, materiale deperibile, corruttibile, deteriorabile. quando questo avviene e riesco a far fronte a determinate emergenze in cui serve solo la forza fisica o la forza dei nervi o tutte e 2, ecco, quelle volte là mi sento particolarmente orgogliosa di me stessa. perchè in quei casi devo lasciar da parte le elucubrazioni pseudo filosofiche in cui talvolta tendo a incartarmi e tirare fuori il coraggio. non propriamente una qualità con cui oserei definirmi, per solito. e dopo, quando rientro dall'emergenza, riesco a godermi le minimalia di cui, a saperle vedere, è colma la nostra vita. oggi, c'è un rumore delicato, lo sgocciolio dei tetti dopo la nevicata.
il sole illumina il bianco e intanto gocciola e gocciola, senti che bel rumore...
e poi oggi e sempre, sempre, che Dio sia ringraziato, c'è la Musica.
"where's the spirit that'll reign, reign over me"

giovedì 9 febbraio 2012

a tree grows in brooklyn

"Continuò a guardare i piedi del vecchio. - Una volta è stato un bambino dolce e pulito, sua madre gli baciava i piedini rosei. Forse di notte, quando c'era il temporale, la mamma si avvicinava alla culla, gli rimboccava le coperte e gli diceva a bassa voce che non doveva avere paura, che la mamma era lì. Poi lo prendeva tra le braccia, avvicinava alla guancia la testolina e gli diceva che era il suo piccolo tesoro. Forse è stato un bambino come mio fratello, usciva ed entrava in casa correndo e sbattendo le porte. E, pur rimproverandolo, sua madre pensava che forse un giorno sarebbe diventato Presidente. Poi è diventato un giovanotto, forte e felice. Quando andava per la strada le ragazze gli sorridevano e si voltavano a guardarlo. Anche lui forse sorrideva e faceva l'occhiolino alla più bella. Poi deve essersi sposato, ha avuto dei bambini che pensavano che fosse il più meraviglioso papà del mondo, che lavorava duramente per comprare loro i giocattoli per Natale. Ora anche i suoi bambini stanno invecchiando come lui, e hanno a loro volta dei bambini e nessuno ha più bisogno del vecchio e tutti aspettano che muoia. Ma lui non vuole morire. Desidera continuare a vivere anche se è così vecchio e nulla può più farlo felice-....Una terribile paura senza nome si impadronì di lei quando si rese conto che molti bambini che venivano al mondo sarebbero diventati un giorno come quel vecchio."

"Un albero cresce a Brooklyn" Betty Smith

mercoledì 8 febbraio 2012

immaturità, forse.

leggo questo post qui e riemergono domande che ogni tanto mi pongo e che spesso scaccio via, da qualche parte. le scelte che ho fatto, riguardo l'assistenza ai miei vecchietti, sono state obbligate? avrei potuto agire diversamente? avrei potuto affidarli a qualcuno o qualcosa e proseguire serenamente sui miei maturi binari? mi rispondo di no, mi rispondo che ho scelto così perchè questo è il modo in cui posso sentirmi più tranquilla con me stessa (non mai del tutto tranquilla, ma insomma...)
significa questo che non ho mai reciso il cordone e quindi non sono mai effettivamente cresciuta? può essere, certo.  ma detto tra me e me, io ci credo davvero poco che coloro che si sono allontanati emotivamente e fisicamente dai propri genitori siano tutte persone "cresciute" e libere. perchè loro, i nostri genitori, tornano sempre. tornano alla mente quando invecchiamo e forse iniziamo a comprenderli meglio. tornano alla mente quando ripensiamo alla nostra infanzia, di cui loro sono stati i custodi e che quando non ci sono più , e non ci sono fratelli o sorelle, perde i testimoni. tornano quando ripensiamo ad alcune nostre virtù o difetti, e ripensare a loro è un po' come guardarsi allo specchio. "I am myself, like you somehow".
e allora quando penso queste cose sono contenta di avere vicino a me la mia vecchietta, di poterle fare uno strillaccio o una carezza e non mi importa neanche troppo ormai che lei non sappia chi sono,  mi basta  vedere il suo sorriso, di quando in quando.

sabato 4 febbraio 2012

abbiate pazienza...

ma quando ieri mattina verso le 11 è iniziato a nevicare a Roma probabilmente tutti noi indigeni abbiamo pensato, con quel tot di disincanto che ci contraddistingue "tanto non attacca...".
e abbiamo poi osservato con meraviglia e incredulità il progressivo imbiancamento della nostra città. e stamattina quando ci siamo svegliati, abbiamo guardato attoniti fuori dalla finestra, accecati da quel biancore poggiato per ogni dove, chè forse stavamo sognando Cortina e Madonna di Campiglio o San Martino di Castrozza presempio e negli occhi ancora addormentati forse c'erano rimaste attaccate le immagini del sogno. e invece no. semo romani e stamo sotto una coltre di neve.
abbiate pazienza con noi, non è colpa nostra, ma davvero non siamo abituati, non siamo capaci, non siamo credibili come capitale d'Italia innevata. non ce la possiamo fare, per quanto ci si impegni. e così quelli di noi che non erano ingorgati nel GRA, sono usciti e hanno iniziato a giocare. perchè all'inizio, essendo un evento, noi la neve ci piace tanto, ma proprio tanto. e ci esce il bambino che è in noi e sorridiamo e ci salutiamo e facciamo pupazzi, ci prendiamo a pallate e liberiamo i nostri cani anch'essi inadeguati, tanto che in principio hanno paura di poggiare le zampine su quella roba strana e poi però impazziscono e corrono e tuffano il muso in quella strana sostanza e corrono e la mangiano e sono tanto tanto contenti proprio come noantri. 
non siamo abituati, l'ultima volta è stata 27 anni fa e tanti manco erano nati e quindi andiamo conciati con improbabili calzature e tendiamo a scivolare e camminiamo cautamente un po' come ufo robot. la guida poi, lasciam perdere. ieri senz'altro il romano (che tende ad essere un po' sborone per natura) avrà pensato "si vabbè, comunque devo andare a lavorare e mi fermeranno mica du fiocchi" salvo poi dover buttare la propria amata autovettura in mezzo alla strada, sui marciapiedi dovunque essa si sia dichiarata esausta perchè anche le macchine acquistano il Dna romano e no, gna possono fà. è quindi con un po' di tenerezza che penso in queste ore al nostro sindaco, presumibilmente sull'orlo di una crisi di nervi, perchè gli spazzaneve, da chi posso farmi prestare gli spazzaneve, a' Piè, a' Giulià, non è che v'avanzano du tre spazzaneve??? e il sale, CITTADINI! donate il vostro sale grosso al Campidoglio, che la lupa ve ringrazia! e povero,  in pochi mesi gli è capitata un'alluvione e una nevicata fuori ordinanza e starà pensando che lassù di certo qualcuno non lo ama. perchè noi, noi fieri discendenti di Augusto, sappiamo sopportare tante cose, manifestazioni oceaniche, giubilei, visite di capi di stato, la finale di Champions Barcellona-Manchester, proprio tante cose. ma la neve,  abbiate pazienza, con la neve gna possiamo fà...

venerdì 3 febbraio 2012

ambè!

mi ero completamente dimenticata del bellissimo rumore della neve sotto i piedi 

giovedì 2 febbraio 2012

resta con me

"Connie sapeva (probabilmente si) di essere una di quelle donne che incroci al supermercato senza nemmeno vederle? Eppure c'era una dolcezza sul suo viso, un'incertezza commovente, come se avesse trascorso molti anni nel tentativo di essere allegra e poi avesse smesso, ma i residui di un'antica, ansiosa gentilezza fossero ancora presenti."
dici a me? stai parlando con me??

mercoledì 1 febbraio 2012

febbraio

che nonostante sia bisesto, auspichiamo sia meglio di gennaio, del quale, con generosità, possiamo salvare 6-7 giorni, in ordine sparso...