il cielo di dublino, così limpido e chiaro anche quando l'orologio ti dice che è notte;
il
liffey, le sue panchine, i suoi ponti, mezzo penny, calatrava, i docks,
le acque sporche su cui galleggiano impropabili cigni;
grafton
street, ah, grafton street è once, e grafton street sono i suoi artisti
di strada, violini e violoncelli che suonano "o mio babbino caro" camera
con vista ancora un film, grafton street sono mattine di sole e luce
gloriosa;
st. stephen's green, l'esagerato verde dei prati, mamma
volpe coi suoi cuccioli, impiegati a piedi scalzi che pranzano nell'erba
e il busto di james;
temple bar, elephant & castle (remember
ny?), murder by chocolate sissì! voglio morire accisa con il sapore
della mousse nel palato, la guinness, ambè, la guinness, che va giù che è
na bellezza, pub, pub in ogni angolo, in ogni cantone;
il mio
posticino della prima colazione, sole in faccia, uovo, bacon, caffè e
pane tostato, sono sola e la vita sembra tuttosommato granbella;
bimborilli irlandesi, di una pancottaggine e bellezza sconcertante;
file,
file, file. file sotto al sole, file sotto le nuvole, file barbonesche
su selciati lerci, l'ultima maglia pulita, (ma puzzo?? oddio, forse
puzzo...), male ai piedi, male alle gambe, male alla schiena, male alla
testa, mò me ne vado che io sò anziana e gna posso fare, 5 minuti e me
ne vado, 1 minuto e me ne vado, ma si entra, toh, tuguardatè, in
transenna c'è un posto libero, tra una greca e uno spagnolo, entrambi
piccini e apparentemente fragili, si, io mi fermo qui (cit.), e quanto
mi toccherà aspettare? no, gna faccio, già ciò il piscione psicologico
che incombe, e ciò fame e naturalmente sete ma bere no, non posso, mò me
ne vado che sò ridicola alla mia età a fà sta robba da ggiovani, mò me
ne vado che troppo tempo di attesa e gli spingitori di spingitori me mi
mettono ansia, mò me ne vado e mi rilasso, ma poi quando me ricapita na
cosa del genere?? resto.
gli occhi di eddie, gli sputi di eddie, il
viso sciupato di stone (invecchia anche lui?? non è giusto, non è
possibile), nuova canzone, spinte, spinte, spinte ma io mi reggo al
presente, hic et nunc, come fosse una transenna (nella fattispecie E'
una transenna) e reggo. non mi guardo dietro (ma la virago tedesca il
cui braccio è largo quanto na mia coscia e il cui ventre piantato sulle
mie spalle forse mi fa da airbag, quella la vedo e fa paura). mi reggo
al presente, nothingman, joe strummer, evolution, 2 persone che vorrei
vicino a me in questo momento e che cerco di rendere partecipi, caccia
il cell dalla borsa senza mollare la postazione di un centimetro,
contorciti, indovina i numeri con gli occhiali da lontano, nuova
canzone, non capisco niente, solo che c'è musica e sono viva.
belfast
è cielo grigio e mattoni rossi, e poi file, ancora file. si litiga, in
fila, è un grande classico e serve a dare una scansione con un po' di
movimento al tempo, si litiga e si chiacchiera. nel complesso ci si
fanno dupalle tante, in fila. questa è belfast, chi lo direbbe? per
queste strade sono morte tante persone, siamo a belfast, alla odyssey
arena.
mixer (non la sfido la sorte per la seconda volta, non ci
penso proprio), musica, musica, e potrei essere ovunque ma non vorrei
essere altrove.
belfast è la pizza margherita, sono giovani visi
trasfigurati dalla gioia tutt'intorno a me. provo una grande tenerezza
nell'osservarli e sento addosso tutti i miei anni ma anche chissene, in
fondo in fondo.
ci si vede al festivallo tagliano, quello a cui
non avrei partecipato mai e poi mai, perchè, come ben dice n'amico mio,
la coerenza è un valore assoluto.
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