non è che io proprio odio l'estate. l'estate mi rimanda a dolci ricordi
infantili, strisce di sole che filtrano dalla persiana e allora
significava che era bello e avrei passato tutto il giorno al mare,
quelle estati di quando ero piccola che passavo a fare il bagno,
giocare, andare in bicicletta, mangiare ghiaccioli (la banana!) e a bere
l'amarena, la menta, l'orzata fabbri (ma io preferivo l'amarena,
assolutamente) che non mancavano mai in nessuna casa rispettabbole.
amavo
alla follia anche le mie estati in montagna, libera (io, bambina di
città a cui non era permesso neppure andare a giocare sul marciapiede),
tutto il giorno a pascolare tra stalle, campi, giardini, e potevo
prendere le susine dall'albero e mia zia faceva il burro in casa (gesù,
il sapore di quel burro!) e le battaglie con le ortiche, i cani, i
gatti, le mucche, la libertà, gli odori, il verde, i fiori, i
nascondigli,.
mi piaceva persino la pioggia, perchè allora giocavamo a
"famiglia" e poi smetteva e tutto era profumato e uscivano delle enormi
lumacone, senza guscio, di colori sgargianti, ciccione da far schifo ed
era un gioco anche cercare di non calpestarle. adoravo le mie estati
in montagna.
poi passa il tempo, si inizia a lavorare ma l'estate in
città, vuoi mettere?? ogni sera un concerto, un evento, un film, una
passeggiata sul lungofiume, si vive, nelle notti d'estate in città.
ma
passa il tempo, il tempo passa e ci si ritrova ad attendere l'arrivo
dell'estate ogni anno con un filo di raccapriccio in più.
stare male
l'estate in città (agosto, AGOSTO, che mese infernale!) è un pensiero
che il cerbero a tre teste è un tenero pelouche e allora non pensiamoci.
pensiamo ad altro. il caldo. il caldo si combatte mangiando frutta,
verdura fresca e bevendo molta, molta acqua. e io mangio e bevo, bevo e
mangio e grondo. grondo e mi faccio ripugnante a me stessa, sempre là ad
asciugarmi fronte, naso, bocca, che magari puzzo. oddio puzzo!
il
caldo amplifica le puzze, le dilata, le propaga, le fa giganteggiare
sugli altri innocui odori. anche il frigo soffre l'estate. l'insalata si
deprime istantaneamente, i pomodori raggrinziscono come la faccia di
rita levi, e così le melanzane, i peperoni, le zucchine. siamo alla
frutta, in senso letterale e simbolico.
e poi c'è il rituale
perverso della chiusura finestre. manco ci si alza, che ancora c'è un
refolo di aria, che già si provvede alla chiusura delle persiane, alla
piombatura delle finestre, perchè così NON ENTRA IL CALDO. ah ahahhh
ahha! non entra, il caldo, no. lui vede finestre chiuse e va a
infiltrarsi nelle case degli incauti che hanno lasciato aperto. il caldo
invece che è subdolo e maligno entra lo stesso, anche nella casa
blindata, però noi che, sagaci, abbiamo barricato, godiamo anche
dell'effetto claustrofobico del ricovero bellico. stiamo tappati e
FERMI, fermi immobili, sennò si suda.
ma qua interviene il salvatore,
il pinguino. che deumidifica e rinfresca. anche la nostra cervicale si
sente rinvigorita, dopo un prolungato soggiorno in stanza con pinguino
ed esce un mal di testa di dimensioni ciclopiche a cui ovviamo prendendo
dosi da ippopotamo di analgesici vari.
ci passa un po' il maldebrocca e ci viene na botta di gastrite a onde. ma niente paura.
la
pratica può ovviare a questo inconveniente. la mattina ci si sveglia,
si bevono 2 bicchieri di acqua tiepida (fa bene, a cosa, chi può
dirlo?), ci si ingozza una pasticca di ranitidina a scopo precauzionale,
si crea l'effetto sommergibile nell'ambiente prescelto, ci si munisce
di asciugamano, ci si spalma sul divano e si aspetta l'autunno.
prima o poi tornerà, sto fetente.
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