C'era una volta Seth, ragazzino assai intelligente, immaginifico e solitario, alle prese con la malattia di sua madre.
C'era una volta Abel, vecchio deforme e disperato, alle prese con i suoi tormentosi, deliziosi, dolorosi ricordi.
Poi c'era una volta Isidora, una dorata terra leggendaria, senza memoria, dove ogni bisogno è esaudito e ogni tristezza è dimenticata.
In tutti questi piani del c'era una volta c'è questa storia, che ci racconta l'Alzheimer.
Ci pone domande a cui non sappiamo rispondere. Perché la memoria per noi che invecchiamo è sacra, è ciò che ci fonda, ciò che ci ha costruito così, nel bene e nel male, e ci ha insegnato e ci ha forgiato gli individui che siamo, quello che ci tiene saldi al suolo, le nostre radici, i nostri antenati, il fragrante profumo della pasticceria dove andavamo con nostro padre a comprare i dolci la domenica, quel dolce crepuscolo marino in cui giocavamo nella sabbia con nostro figlio piccolo. Cose così, semplici eppure complesse. La madre che si incazza se sente parlare di fascismo, il 25 aprile, il giorno in cui la copertina dell'Unità ci ha fatto gioire con il Vietnam, la voce di Allende dalla radio, la memoria personale che incrocia quella collettiva. La memoria a lungo termine che pare non interessare un granché le generazioni cucciole. La Storia che dovrebbe insegnarci tante cose, tra cui quella di non dimenticare.
Poi succede invece per alcuni che arriva la malattia e come Benjamin Button, si procede a ritroso, ci si scorda dove abbiamo messo una pentola, il nome di un cantante, le carte che abbiamo in mano e poi e poi. Il tragitto dalla camera da letto alla cucina, il nome dei nostri cari, chi siano quelle persone che abbiamo intorno.
"E giunse finalmente la morte di tutto ciò che la vita all'inizio porta:
La morte del parlare.La morte del camminare.
La morte del controllo delle viscere.
La morte dello stare eretti.
La morte del nutrirsi da soli.
La morte del gattonare.
La morte del drizzarsi a sedere.
La morte del dormire di notte.
La morte del deglutire.
Quando giunse la morte definitiva, quella del battito del suo cuore, era già morto così tanto di lei che quella morte non fu diversa dalle altre, se non per il fatto di essere l'ultima.
Ma, alla fine, un modesto sollievo: dopo innumerevoli morti, dopo il rovesciamento totale di una vita, ciò che restava di mamma trovò finalmente riposo nel fragile cerchio di una bimba non ancora nata, con le ginocchia emaciate strette al petto. L'unica parola per lei in quel momento non era morta, ma ritornata."
Il dissolversi della memoria elimina la memoria del dolore? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che "accanto a questo mondo ce n'è un altro. Vi sono punti in cui si può sconfinare".
Io non ricordo - Stefan Merrill Block
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