Elenco blog personale
domenica 26 settembre 2010
mercoledì 22 settembre 2010
martedì 21 settembre 2010
giornata mondiale alzheimer
la malattia di mia madre è arrivata senza preavviso, anche se i suoi
segni premonitori si erano affacciati spesso e confusi con quelli,
generici, della vecchiaia.
e poco a poco lei ed io con lei, abbiamo iniziato ad essere invisibili. un pezzetto alla volta, piano piano. finchè l'invisibilità ci ha avvolte, come un mantello di trasparente consapevolezza.
noi gli altri li vediamo. ma gli altri noi non ci vedono.
forse il mantello l'ho preso io e lentamente l'ho drappeggiato sulle nostre spalle, per proteggerci.
per proteggere lei, che non era più lei. per proteggerla dalla compassione della gente, dalle frasi che pur essendo di circostanza non per questo sono meno vere (una donna così intelligente, una donna così attiva, una donna così dolce!), ma io, io non permettevo loro di pronunciarle. non per mia madre, no.
per proteggere me, che non potevo perdermi, perchè dovevo accudire lei.
alle volte la malattia fa ridere. è buffa, alle volte, oppure devo trovarci qualcosa di buffo per non essere travolta dall'orrore, non so. ma a volte rido, da sola, o con lei. a volte.
perlopiù cerco di mantenere una qualche paradossale normalità della vita.
vado a lavorare, leggo, scrivo, parlo con i colleghi.
all'inizio cercavo di comunicare qualcosa, di parlare della malattia. ma mi sono presto resa conto che la normalità della vita, negli altri, in coloro che la vivono davvero, una vita normale, è più forte di ogni altra cosa e non capisce. non fino in fondo, almeno.
così mi sono avviluppata nel mantello. non potete vedermi, non esisto.
oppure esisto solo perchè caparbiamente resisto, perchè sono testardamente concentrata sulla sopravvivenza, sulla ricerca di continui spazi di aria e libertà nella mia testa, sono l'equilibrista sul filo, non posso cadere.
mia madre ed io ci nascondiamo.
perchè non vogliamo farci vedere ma anche perchè nessuno vuole davvero vederci.
invisibili.
e poco a poco lei ed io con lei, abbiamo iniziato ad essere invisibili. un pezzetto alla volta, piano piano. finchè l'invisibilità ci ha avvolte, come un mantello di trasparente consapevolezza.
noi gli altri li vediamo. ma gli altri noi non ci vedono.
forse il mantello l'ho preso io e lentamente l'ho drappeggiato sulle nostre spalle, per proteggerci.
per proteggere lei, che non era più lei. per proteggerla dalla compassione della gente, dalle frasi che pur essendo di circostanza non per questo sono meno vere (una donna così intelligente, una donna così attiva, una donna così dolce!), ma io, io non permettevo loro di pronunciarle. non per mia madre, no.
per proteggere me, che non potevo perdermi, perchè dovevo accudire lei.
alle volte la malattia fa ridere. è buffa, alle volte, oppure devo trovarci qualcosa di buffo per non essere travolta dall'orrore, non so. ma a volte rido, da sola, o con lei. a volte.
perlopiù cerco di mantenere una qualche paradossale normalità della vita.
vado a lavorare, leggo, scrivo, parlo con i colleghi.
all'inizio cercavo di comunicare qualcosa, di parlare della malattia. ma mi sono presto resa conto che la normalità della vita, negli altri, in coloro che la vivono davvero, una vita normale, è più forte di ogni altra cosa e non capisce. non fino in fondo, almeno.
così mi sono avviluppata nel mantello. non potete vedermi, non esisto.
oppure esisto solo perchè caparbiamente resisto, perchè sono testardamente concentrata sulla sopravvivenza, sulla ricerca di continui spazi di aria e libertà nella mia testa, sono l'equilibrista sul filo, non posso cadere.
mia madre ed io ci nascondiamo.
perchè non vogliamo farci vedere ma anche perchè nessuno vuole davvero vederci.
invisibili.
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SPROLOQUI IN LIBERTA'
lunedì 20 settembre 2010
sabato 18 settembre 2010
domenica 12 settembre 2010
disco del giorno: the national - high violet
Little faith, follow me
I set a fire in a blackberry field
Make us laugh or nothing will
I set a fire just to see what it kills
Now I'm stuck in New York and the rain's coming down
I don't feel like we're going anywhere
Stuck in New York and the rain's coming down
Stealing line from the Vanity Fair
Leave our red southern souls
Head for the coast
Leave our red southern souls
Everything goes
Oh, our lonely kicks are getting harder to find
We'll play nuns versus priests until somebody cries
Oh, our lonely kicks they'll make us saintly and thin
We'll play nuns versus priests until somebody wins
Awesome prince, get your sleep
Lose your high history
Make us laugh or nothing will
I set a fire just to see what it kills
Don't be bitter, Anna, I know how you think
You're waiting for Radio City to sink
You'll find commiseration in everyone's eyes
The storm will suck the pretty girls into the skies
Oh, our lonely kicks are getting harder to find
We'll play nuns versus priests until somebody cries
Oh our lonely kicks they'll make us saintly and thin
We'll play nuns versus priests until somebody wins
Leave our red southern souls
Head for the coast
Leave our red southern souls
Everything goes
I set a fire in a blackberry field
Make us laugh or nothing will
I set a fire just to see what it kills
Now I'm stuck in New York and the rain's coming down
I don't feel like we're going anywhere
Stuck in New York and the rain's coming down
Stealing line from the Vanity Fair
Leave our red southern souls
Head for the coast
Leave our red southern souls
Everything goes
Oh, our lonely kicks are getting harder to find
We'll play nuns versus priests until somebody cries
Oh, our lonely kicks they'll make us saintly and thin
We'll play nuns versus priests until somebody wins
Awesome prince, get your sleep
Lose your high history
Make us laugh or nothing will
I set a fire just to see what it kills
Don't be bitter, Anna, I know how you think
You're waiting for Radio City to sink
You'll find commiseration in everyone's eyes
The storm will suck the pretty girls into the skies
Oh, our lonely kicks are getting harder to find
We'll play nuns versus priests until somebody cries
Oh our lonely kicks they'll make us saintly and thin
We'll play nuns versus priests until somebody wins
Leave our red southern souls
Head for the coast
Leave our red southern souls
Everything goes
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MUSICA
sabato 11 settembre 2010
11 settembre
le ho rimesse in ordine al contrario, in modo che l'ultima fosse la prima e la prima fosse l'ultima.
le ho sfogliate velocemente e sembrava che l'uomo stesse anzandosi in cielo.
e se avessi avuto altre fotografie, sarebbe volato dentro una finestra e dentro la torre, e il fumo sarebbe stato aspirato nel buco da cui l'aereo stava per uscire.
papà avrebbe lasciato i suoi messaggi a rovescio finchè la segreteria sarebbe stata vuota, e l'aereo sarebbe volato all'indietro, fino a Boston.
papà avrebbe preso l'ascensore per scendere in strada e schiacciato il bottone per l'ultimo piano.
avrebbe camminato all'indietro fino al metrò e il metrò sarebbe andato indietro nel tunnel fino alla nostra fermata.
papà avrebbe superato il tornello all'indietro e poi fatto sfilare al contrario la sua tessera della metropolitana, e sarebbe tornato a casa camminando all'indietro mentre leggeva il New York Times da destra a sinistra.
avrebbe sputato il caffè ella tazza, si sarebbe sporcato i denti e si sarebbe messo i peli in faccia con il rasoio.
sarebbe tornato a letto, la sveglia avrebbe suonato al contrario, e lui avrebbe fatto sogni al contrario.
poi si sarebbe alzato alla fine della sera prima del giorno più brutto.
sarebbe indietreggiato in camera mia fischiettando al contrario i am the walrus.
sarebbe stato nel letto con me.
avremmo guardato le stelle sul soffitto, che avrebbero allontanato la loro luce dai nostri occhi.
io avrei detto -niente- alla rovescia.
lui avrebbe detto -si, pulce?- alla rovescia.
io avrei detto -papà?- alla rovescia, che non è così diverso da papà detto normalmente.
mi avrebbe raccontato la storia del sesto distretto, dalla voce nel barattolo fino all'inizio, da -ti amo- a -una volta, ma tanto tempo fa...-
e saremmo stati salvi."
Jonathan Safran Foer "Molto forte, incredibilmente vicino"
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LA MEMORIA
mercoledì 8 settembre 2010
8 settembre 1943
Badoglio convocò al Quirinale, alla presenza del re, il generale Ambrosio, i tre capi di stato maggiore, Roatta, Sandalli e De Courten, il ministro della Guerra Sorice, il generale Carboni, il maggiore Marchesi. Intervennero anche Guariglia e il duca Acquarone. [...] L'uno guardava l'altro e nessuno osava parlare. Qualcuno guardava fuori dalle finestre, come per ascoltare se s'udisse l'improvviso rombo degli aerei nel cielo. Il re taceva. Allora prese a parlare il maggiore Marchesi. Spiegò che l'armistizio ormai era firmato, il re e il governo si erano irrevocabilmente impegnati. Ricordò che l'attegiamento degli alleati verso l'Italia poteva essere modificato e reso più favorevole solo nella misura della nostra partecipazione alla lotta comune contro i tedeschi. [...] Quando il maggiore Marchesi ebbe terminato di parlare ci fu un lunghissimo silenzio. Poi Guariglia disse che ogni discussione era ormai inutile e bisognava andare fino in fondo. Il re, che non aveva detto una parola fino ad allora, si alzò e disse che la seduta era finita. Tutti uscirono, il solo Badoglio rimase ancora per qualche minuto con il sovrano. Poi uscì anche lui e disse che il re gli aveva dato facoltà di parlare alla radio. [...]
La famiglia reale arrivò al ministero della Guerra verso le otto, e fu condotta all'appartamento riservato per il ministro in carica, una fila di camere e di salotti di diversissimo stile, secondo i gusti dei vari abitatori; da un pezzo non ci abitava più nessuno, c'era odor di chiuso, aria di abbandono. [...] Il re si sedette in una poltrona, contro il muro; la regina si sedette accanto a lui, gli mise un braccio sulla spalla, con affetto e protezione. Calava la sera, ma nessuno pensò di accendere la luce. Chi li aveva accompagnati dovette lasciarli per attendere agli altri ospiti. Rimasero così silenziosi, immobili, nella stanza che si oscurava. Due poveri vecchietti. [...]
Da parecchi giorni le voci dell'armistizio erano insistenti. Si diceva che in Calabria le nostre truppe non combattevano più, erano state ritirate dalla prima linea ove ormai non c'erano che i tedeschi. Ma continuavano i ciechi bombardamenti dall'alto; la mattina dell'8 settembre centinaia di apparecchi sorvolarono Frascati e i Castelli romani facendo paurosa rovina. [...] Alle 19,45 di quel mercoledì 8 settembre il capo del governo maresciallo Badoglio annunciava alla radio con quella sua voce ruvida, di soldatone piemontese, che c'era l'armistizio fra le forze alleate angloamericane e le forze italiane. La gente fece capannelli nelle strade che già si abbuiavano, i passanti s'interrogavano l'un l'altro. "Cosa ha detto?" "E' vero che ha detto che siamo in guerra contro i tedeschi?" Presso Aragno un signore con barba e occhiali spiegava con precisione: "No, ha detto solo che le truppe italiane reagiranno a eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza". "O, fa lo stesso - disse un uomo maturo - Vado a casa e metto in ordine il fucile". [...] La mattina del 9 settembre Roma si trovò avvolta dalla battaglia.
Si udiva un violento fuoco di mitragliatrici, di bombe a mano, di mortai, dalle parti della via Ostiense e della via Cassia, e un continuo rombo di cannoneggiamento lontano. La gente era tutta per le strade, curiosa, incerta. Le ultime parole dell'annuncio di Badoglio erano state intese dal popolo per quello che volevano dire, che ora c'era un solo nemico per l'Italia, ed era il nemico antico, sempre sentito tale anche durante l'innaturale alleanza, il tedesco. [...] In città i passanti si dicevano l'un l'altro che i tedeschi scappavano al nord, che Mussolini era morto a Campo Imperatore sotto i ferri del chirurgo chiamato ad operarlo d'urgenza, che inglesi e americani erano sbarcati a Civitavecchia e avevano già occupato Cisterna; belle ragazze stettero tutta la giornata sulla soglia delle case ad aspettarli. [...] Ma altri fatti suscitarono i primi segni d'inquietudine. I ministeri avevano mandato a casa tutti gli impiegati, nessun ufficio rispondeva al telefono, a certi comandi militari si bruciavano carte e archivi, fu visto nel deserto ministero dell'Aeronautica un tenente colonnello aggirarsi smarrito con in tasca sei milioni di lire di cui non sapeva che fare. [...] Un gruppo scalmanato di giovani andò a tumultare davanti agli uffici del "Messaggero", poi davanti al "Popolo di Roma", dicendo che volevano stampare un numero unico per denunciare il tradimento del re e di Badoglio che erano fuggiti. Si sapeva che avevano dormito al ministero della Guerra, li avevano visti uscire dalla Tiburtina, una fila di macchine con la targa diplomatica. Si ebbe subito l'impressione che non c'era più un'autorità, né un comando efficiente. La radio era muta; alla Stefani c'era gente, ma non sapeva nulla. Le botteghe erano chiuse, i mercati deserti. Solo i fornai avevano distribuito il pane. [...] La giornata seguente, venerdì 10, s'inizia con colpi lontani di grosse artiglierie e un più vicino e intenso fragore di fucileria dalle parti di porta San Paolo [...] Chi era stato la mattina fuori porta San Paolo aveva potuto sperare ancora nel miracolo, che Roma avrebbe tenuto lontano il nuovo e antico nemico. Nei pressi della basilica si respirava un'aria da quarantotto, di repubblica romana, borghesi armati e animosi, operai, artisti, studenti, mischiati a soldati di gran cuore; fra questi un centinaio di paracadutisti di passaggio per Roma diretti in Sardegna, che di loro impulso si erano collocati sopra una specie di argine al bivio della via Ostiense con la Laurentina, e sparavan rado e giusto contro i tedeschi.
Allineati con loro ragazzi e uomini fatti si facevano insegnare a sparare con le mitragliatrici. [...] In città quando suonarono le sirene dell'allarme, la gente era a colazione; le poche trattorie aperte erano gremite. Cominciarono a udirsi gli scoppi d'artiglieria, colpi in partenza, esplosioni di granate. Tutti fuori, il naso all'aria. non c'era paura. Un colpo cadde sopra una casa in via Bocca di Leone che ne ebbe il cornicione sbrecciato; altre granate scoppiarono in piazza di Spagna e nelle vicinanze. Erano di piccolo calibro, ma il fuoco era abbastanza nutrito. [...] Poco dopo arrivarono dalla piazza alcuni autocarri comandati da un nervosissimo ufficialetto che diceva intorno che si combatteva alla Madonna del Riposo, che i granatieri tenevano duro. "ma voi perché venite via?" "Siamo inferiori di forze - diceva l'ufficialetto - non possiamo tenergli testa ai tedeschi".
(da Paolo Monelli, "Roma 1943", Einaudi)
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LA MEMORIA
lunedì 6 settembre 2010
giù il cappello!
"in una bella mattina di maggio, una svelta amazzone, montata sopra una sontuosa giumenta saura, percorreva, in mezzo ai fiori, i viali del Bois."
domenica 5 settembre 2010
giovedì 2 settembre 2010
VENTUNO
- la montagna incantata - t. mann
- sostiene pereira - a. tabucchi
- il partigiano johnny - b. fenoglio
- la signora dalloway - v. woolf
- inventario - y. shabtai
- l'amante - a. yehoshua
- gli artigli degli angeli - j. carroll
- molto forte incredibilmente vicino - j.s. foer
- il giovane holden - j.d. salinger
- i miserabili - v. hugo
- david copperfield - c. dickens
- giocare col fuoco - m. laurence
- l'ombra dello scorpione - s. king
- orgoglio e pregiudizio - j. austen
- delitto e castigo - f. dostoevskij
- vita e destino - v. grossman
- i fratelli karamazov - f. dostoevskij
- moby dick - h. melville
- la peste - a. camus
- guerra e pace - l. tolstoj
- anna karenina - l. tolstoj
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