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martedì 8 febbraio 2011

bonificare coscienze

Mi piacerebbe cedere questo spazio, oggi, alle parole della comunità di Sant’Egidio. Quattro bambini sono bruciati vivi a Roma, Roma caput mundi. Erano bambini rom. Questo rende forse agli occhi di molti meno grave l’indicibile: bimbi morti fra le fiamme. Erano rom, i rom rubano, vivono poco e di espedienti, inoltre vivono nella sporcizia nelle baracche e sono “un affronto al decoro”. Al decoro urbano, all’arredo: come le prostitute di strada. Un danno per l’estetica della città. Questo si sente dire, e qualche volta chi non lo dice lo pensa. Del resto è stato lo stesso sindaco di Roma a porre il problema in questi termini: decoro e sicurezza. Degli altri, ovviamente: non dei rom né delle prostitute che si eliminano semplicemente spostandoli. I rom disturbano, difatti vengono sgomberati: la famiglia dei bambini morti lo è stata 30 volte in dieci anni.
Dice la comunità di Sant’Egidio: “Ci aspettiamo che cambi anche il linguaggio. Non sono i poveri ad essere una minaccia al decoro. E’ la povertà indecorosa. Occorre una bonifica, sì, ma delle coscienze. Il decoro urbano si afferma quando non c’è nessuno, rom o non rom, costretto a vivere a quel modo”. La soluzione, inoltre, si afferma come sempre a partire dai bambini: attraverso la scuola, prima di tutto, e ci vuole tempo. Progetti di lungo periodo. Centinaia di famiglie romane sanno cosa vuol dire per un bambino rom essere sgomberato dal campo: i genitori dei suoi compagni di classe lo vedono sparire da scuola, gli insegnanti si affannano e scrivono petizioni, non c’è mai niente da fare. Bambini di sei, sette anni che fanno cartella e a occhi bassi se ne vanno per non comparire mai più. I loro quaderni vengono distrutti nello sgombero, e coi quaderni molto altro che è difficile dire.

Un sindaco di cosa dovrebbe occuparsi, se non di garantire la salute l’istruzione e la sicurezza della sua comunità e prima di tutto dei bambini, da qualunque famiglia siano nati? Un esponente politico della stessa maggioranza di governo che ha usato i poteri speciali della protezione civile per costruire, a Roma, piscine - vasche arrivate anni dopo l’occasione per cui erano state concepite, fonte di ricchezza per le cricche degli appalti - può addossare alla “burocrazia” la colpa del disastro mortale in cui costringe a vivere migliaia di persone?

Sui rom, sui campi, sulla sicurezza Alemanno ha costruito con successo la sua campagna elettorale. Qualcuno vuole forse chiedergli conto dell’efficacia degli sgomberi? Una richiesta retorica buona solo per dire che dovrebbe sgomberare se stesso.

Concita De Gregorio L'Unità 7 febbraio 2011

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