Mi piacerebbe cedere questo spazio, oggi, alle parole della comunità di
Sant’Egidio. Quattro bambini sono bruciati vivi a Roma, Roma caput
mundi. Erano bambini rom. Questo rende forse agli occhi di molti meno
grave l’indicibile: bimbi morti fra le fiamme. Erano rom, i rom rubano,
vivono poco e di espedienti, inoltre vivono nella sporcizia nelle
baracche e sono “un affronto al decoro”. Al decoro urbano, all’arredo:
come le prostitute di strada. Un danno per l’estetica della città.
Questo si sente dire, e qualche volta chi non lo dice lo pensa. Del
resto è stato lo stesso sindaco di Roma a porre il problema in questi
termini: decoro e sicurezza. Degli altri, ovviamente: non dei rom né
delle prostitute che si eliminano semplicemente spostandoli. I rom
disturbano, difatti vengono sgomberati: la famiglia dei bambini morti lo
è stata 30 volte in dieci anni.
Dice la comunità di Sant’Egidio: “Ci aspettiamo che cambi anche il
linguaggio. Non sono i poveri ad essere una minaccia al decoro. E’ la
povertà indecorosa. Occorre una bonifica, sì, ma delle coscienze. Il
decoro urbano si afferma quando non c’è nessuno, rom o non rom,
costretto a vivere a quel modo”. La soluzione, inoltre, si afferma come
sempre a partire dai bambini: attraverso la scuola, prima di tutto, e ci
vuole tempo. Progetti di lungo periodo. Centinaia di famiglie romane
sanno cosa vuol dire per un bambino rom essere sgomberato dal campo: i
genitori dei suoi compagni di classe lo vedono sparire da scuola, gli
insegnanti si affannano e scrivono petizioni, non c’è mai niente da
fare. Bambini di sei, sette anni che fanno cartella e a occhi bassi se
ne vanno per non comparire mai più. I loro quaderni vengono distrutti
nello sgombero, e coi quaderni molto altro che è difficile dire.
Un sindaco di cosa dovrebbe occuparsi, se non di garantire la salute
l’istruzione e la sicurezza della sua comunità e prima di tutto dei
bambini, da qualunque famiglia siano nati? Un esponente politico della
stessa maggioranza di governo che ha usato i poteri speciali della
protezione civile per costruire, a Roma, piscine - vasche arrivate anni
dopo l’occasione per cui erano state concepite, fonte di ricchezza per
le cricche degli appalti - può addossare alla “burocrazia” la colpa del
disastro mortale in cui costringe a vivere migliaia di persone?
Sui rom, sui campi, sulla sicurezza Alemanno ha costruito con successo
la sua campagna elettorale. Qualcuno vuole forse chiedergli conto
dell’efficacia degli sgomberi? Una richiesta retorica buona solo per
dire che dovrebbe sgomberare se stesso.
Concita De Gregorio L'Unità 7 febbraio 2011
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