ora, io vicino alla chiesa di san paolo entro le mura (entro NON fuori!!
non ci confondiamo) ci ho lavorato per ben 5 lunghi anni. ho anche
sempre meditato di andare a visitarla, sollecitata dal bel libro di
Marco Lodoli "isole - guida vagabonda di roma". MA, non ci sono mai
entrata, vai poi a sapere perchè.
così è con una certa curiosità che mi approccio al concerto che si terrà perlappunto proprio dentro sta chiesa qua.
sto
in ritardo, naturalmente, che se si fa affidamento sul trasporto
pubblico romano stamo freschi, ma io per natura cerco di mantenermi
fiduciosa e difatti rischio di trovarmi sull'ultimissimissima panca. e
invece c'ho l'amiche peggemmiane doc che mi mantengono un magnifico
posticino in quarta fila, praticamente a 4 metri dall'improvvisato
palco. e subito, prima dell'incomincio, vi viene da pensare il pensiero
proibito "ah, se ci fosse eddie qua a suonare..." ma fate finta che non
l'ho scritto e io faccio finta di non averlo pensato, perchè se sa, i
sogni son desideri...
chiesa piena, gente senza biglietto che si
accalca per trovarne uno e insomma, non me l'aspettavo mica tutta sta
gente per glen. e invece c'ha il suo pubblico, la creatura d'irlanda,
bene.
si approssima al microfono un ragazzo non con sembianze
italiche e le mie vicine (non le mie amiche, ovviamente) si bisbigliano
"eccolo, è lui, te l'avevo detto che era lui!" io resto perplessa perchè
la somiglianza de sto fanciullo con glen è un po' quella che potrebbe
esserci tra gasparri e capezzone, poniamo.
il fanciullo si chiama oliver cole, e ci dice di essere grande amico di glen, oltre che cantante esso medesimo.
ce
spippola quelle sue 4-5 canzoni, la prima la gradiamo, la seconda anche
abbastanza, alla terza iniziamo ad essere quel tot provati. ma povero,
esso è entusiasta e innammorato e lancia sguardi di fuoco sulla sua
amata e noi ci inteneriamo.
dopodichè arriva glen, quello vero. ed è subito incanto perchè inizia a
cantare a cappella quella che io penso essere una ballata tradizionale
irlandesa.
ambè. immediatamente si crea un'atmosfera come di sogno, con una voce
che lascia tutti a bocca aperta, riempie ogni angolo, si diffonde tra le
navate, nell'abside, nel cortile, raggiunge i padri della chiesa
raffigurati nei mosaici e i nostri cuoricini. è straziante e dolcissima,
potente e calda, acutissima e profondissima.
alcune canzioni le conosciamo, molte no, ma non importa, siamo nel
suono della chitarra acustica, nelle pieghe della voce, avviluppati come
in una coperta calda d'inverno, in un alito fresco d'estate. stiamo
comodi, comodissimi, nella sua musica. è romanticismo puro, glen.
ma non mai stucchevole, non mai appiccicoso nè melassa.
si creano momenti di pura delizia. quando lui prova a suonare l'organo
della chiesa, ma non funziona e allora trova un piano in un angoletto
dietro le colonne.
e suona là, solo voce e piano, luci basse, pubblico senza fiato. non lo
vediamo perchè è nascosto da una colonna ma non importa, perchè
chiudiamo gli occhi e la musica diventa LA MUSICA, quella che atterra e
suscita, che affanna e che consola, e che contribuisce generosamente nel
farci adorare la vita.
momenti così: glen imbraccia la chitarra, lascia il microfono, viene
nella navata centrale e canta, nel semibuio, così, semplicemente magico.
quando in una canzone c'è un'allusione di sesso e lui si gira a guardare li santi e chiede perdono con gli occhi che ridono.
quando ci parla dell'irlanda e di dublino e ci chiede di non cambiare
nulla nelle nostre città perchè lui le trova perfette (ora, su questo
avremmo da dire qualcosa, ma capiamo perfettamente il suo punto di
vista).
in these arms, e non trovo le parole perchè è troppo, troppo bella.
(romantica si, romanticissima. e allora?? lies. e noi pensiamo a once e a
grafton street e ah, se sono belle rimembranze.
glen tortura la sua chitarra acustica, la massacra, la distrugge e
nonostante servano numerosi interventi del solito omino accordatore, ne
esce suoni di una dolcezza e furia da far accapponare l'anima e si
capisce che la ama tanto, vecchia e vissuta com'è.
falling slowly e non ci sono parole, non ci manca neppure eddie, ci credereste??
e poi. e poi gran finale con brividoni: forever young, cantata a 3, col
suo amico oliver e coll'accordatore che rivela una voce fantastica.
pubblico entusiasta, compresa me, naturalmente, nonostante la mia vicina
di banco non abbia smesso neanche per un neutrino di secondo di
scattare foto e trafficare col cell. bello è bello vedere filmati e
foto, ma nel mentre, chedupalle...io ja avrei bruciata, quella machina.
anche se magara stamattina mentre cerco sul tubo mi sento molto più
possibilista...)
serata incantevole (l'ho già detto??)
p.s. inoltre io ho conosciuto un nipote!!! abbè, sibbè, tutti belli i miei nipoti.