una
storia personale e contemporaneamente una storia collettiva perchè
ognuno di noi vive la propria vita nella Storia e come dicono quelli che
sembrano capirci, il battito d'ali di una farfalla può provocare un
uragano dall'altra parte del mondo. ne consegue che forsanche noi che di
certo siamo più pesanti della farfalla e sicuramente a più alto impatto
ambientale, con i nostri minimi comportamenti e i nostri piccoli gesti
possiamo influenzare ciò che nel mondo accade, per quanto ciò ci sembri
risibile e a tratti assolutamente improbabile.
"scendendo a capofitto
per i rami delle generazioni, Clelia riesce a trovare il suo posto
nell'asse del tempo" che poi è ciò che capita a ciascuno di noi, che lo
si voglia oppure no, che si abbia un super io esagerato o appena
sviluppato. c'è sempre qualcosa, credo, nei codici di comportamento
appresi, che ci riporta al nostro essere o voler essere attuale. e così
Clelia arriva a narrare la sua, di storia. e racconta qualcosa che ci
riguarda tutti.
curiosamente, ma forsanche no, trovo fili di pensieri che si uniscono
a formare una trama. l'altroieri mi capita di leggere un post da un
blog (questo:
http://sempreunpoadisagio.blogspot.com/2011/10/il-nome-dei-nemici.html). e ieri finisco il libro.
capisco
che c'è un legame tra queste cose apparentemente slegate. il
divario tra ciò che volevamo essere e ciò che siamo diventati. com'è,
una mattina ci si sveglia e si coglie la
differenza? alla cena dei compagni di liceo ritrovati su social network
qualcuno ti dice che ti trova molto diversa dalla promessa dei tuoi 17
anni?
riguarda anche noi "la perdita di contatto tra ciò in cui si crede e il modo in cui
si agisce, fino alla consapevolezza che le cose non si compiono
all'improvviso, ma all'improvviso le vedi nel loro intero"?
io credo
proprio di si, finchè, quando arriva quel giorno in cui tu riesci a
vedere "l'intero" e forse misuri la distanza tra il tuo pensiero e la
tua azione o inazione, magari riesci quantomeno a riflettere sul tema
della responsabilità personale. della MIA responsabilità personale,
quella che mi spinge a comprare cibo biologico a km zero ma non mi
impedisce di lavorare per un istituto che insegue unicamente il
profitto. devo pur campare, mi autoassolvo, mentre guardandomi mi scopro
invecchiata. devo pur campare, e intanto il viso che mi guarda dallo
specchio accigliato dice la sua improrogabile necessità di una crema
antirughe. mi assolvo. cerco di scegliere il male minore, persuasa di
fare bene.
parla di questo, il libro della Parrella. della responsabilità personale.
voglio
continuare a pensarci, perchè io lo so che c'è in quella stessa me, una
gran parte che rinnega l'assoluzione e interroga, incessantemente,
quell'altra.
"chi sceglie il male minore dimentica rapidamente di aver scelto a favore di un male"
(Hanna Arendt "La responsabilità personale sotto la dittatura)
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