Un luglio da incorniciare.
5 concerti degli amati, LAUREA DELLA CREATURA, e per finire in bellezza Eddino a Londra.
Londra,
e Londra nel bel mezzo delle olimpiadi è qualcosa che non si può
raccontare a parole, io che adoro i giochi manco arrivo all’aeroporto e
trovo i cerchi e fiumi di gente di ogni nazionalità, bandiere, colori,
entusiasmo e insomma dopo 10 minuti so’ innamorata persa.
Na
caciara festosa, colorata, arrembante, e talvolta pioviggina ma anche
chissene, ci sono quei meravigliosi 19-20 gradi e io proveniente
dall’africa subtropicale godo debbrutto. 3 giorni a sgambare e cercare
di trattenere ogni immagine nella retina e nel ricordo, ogni momento,
ogni sensazione.
Oh,
ma quanto mi piace Londra ammè??? Mi piace la vitalità, mi piace
l’energia, mi piace il casino e la multiculturalità e l’odore della
metro, indimenticabile, e la cura delle piante e dei giardini, e la
gentilezza (sarà solo olimpica o innata?) e i pub e la regina e le rose,
ah le rose inglesi!, e persino il pupazzo polisemico me piace. un po’
meno mi piace il cambio euro-sterlina ma non si può avere tutto e questo
da mò che ce lo so…
e
però quando mi chiedono quale gara sono venuta a vedere, bè, ho attimi
di esitazione perché effettivamente altrochè se mi piacerebbe vedere
qualcosa ma nsomma c’ho na mission e non posso tradirla neppure per le
olimpiadi.
E quindi andiamo a vedere il mitico Apollo Hammersmith, che sono curiosa assai.
pur
non dovendo fare nessun tipo di sbattimento si arriva per tempo, si
visita il merchandising che come esimersi e poi si cercano i posti 10c.
ottima fila k centrale, ci si guarda intorno e si scopre un piccolo,
prezioso teatro con il palco così vicino, ma così vicino che quasi non ci si crede…
quando
Glen inizia il set mezzo teatro è ancora vuoto, come di prammatica.
Invece io lo aspetto Glen, che quanto mi era piaciuto l’anno scorso e
sono proprio tanto contenta ci sia lui ad aprire. E’ simpatico,
caruccio, spigliato, tiene il palco e last ma ovviamente not least ha
una voce spettacolare. Perciò il suo set me lo godo parecchio (vogliamo
parlare di in these arms, canzone di una dolcezza da squagliare anche i
serci?? – sassi – ndr) anche perché esso ci fa un regalo inaspettato,
una drive all night talmente da paura che non evoca in noi alcun
rimpianto dell’originale (manco Angelina che pure l’ha sentita pochi
giorni prima dall’autore).
E
ora aspettiamo Eddie nostro, mentre sul palco c’è un andirivieni di
addetti col camice bianco che sistemano le chitarre, elettriche,
acustiche, gli ukuleli, ambè, e l’acqua. Machedavero ho scritto acqua???
Ma insomma sembra proprio acqua il contenuto di quei bicchieri piazzati
sul tavolino a fianco alla valigia e inizia a serpeggiare il terrore
che ci abbiano fatto lo scambio di persona, non è mica possibile.
Ma
quando lui arriva e inizia walking the cow so che no, non ce l’hanno
sostituito, è proprio Eddie con quella sua voce inimitabile e
incommensurabile, quella che mi ha stregato e fatto prigioniera al primo
ascolto, quella che riesce ad arrivare a tale profondità della mia
anima da abbattere ogni muro e mi lascia indifesa e pura come un
neonato, e solo lui ci riesce, solo lui, Mr. Eddie Vedder. E poi trouble e io
già sono distrutta perché perché…trouble set me free…e poi non riesco
neppure a scrivere la setlist della prima sera, sono le montagne russe e
il cuore si scompensa innumerevoli volte, quella versione di good woman
uccide e setting forth, far behind, guaranteed, una in fila all’altra e
poi lukin e porch anche solo chitarra e voce ma quanta forza hanno??
Ad
un certo punto anche l’arcano mistero dell’acqua si disvela, entra sul
palco Harper e porta un ukulele a papà, e poi viene in sala con la mamma
(ah però, che bella che è la mamma!!) e si siedono un po’ laterali ad assistere
allo show. Compare anche Olivia ad assistere il padre e insomma la
famiglia è al completo…la bellezza delle creature inutile descriverla
perché del resto con due genitori così, come potevano uscì scarrafone??
Eddie
mi fa (a me personalmente eh, tengo a precisarlo) anche i Beatles e il
cerchio per me si chiuderebbe non fosse che…non fosse che arriva anche
Glen sul palco, si avvicinano al pubblico e fanno una versione a
cappella di sleepless nights da brividi, le due voci si intrecciano, i
due diversi timbri si rincorrono e fondono in un impasto che leva il
cuore.
E
non fosse che Eddie poi fa arc. Non so proprio dire se e cosa ho
pensato durante arc, so però le immagini che mi ha evocato, stelle nel
cielo scuro e sterminato di una prateria, la forza della natura e lo
sciamano che davanti al fuoco invoca la divinità, la fragilità e la
forza davanti all’ignoto, l’immenso stupore, l’immenso dolore di fronte
alla morte. Catarsi.
Hard sun e si va via, ma ce n’è un altro, niente paura.
Della
seconda sera che dire? Che Eddie prende l’LP di quadrophenia, lo apre e
fa vedere che all’interno c’è uno foto dell’Apollo, proprio questo
teatro qua, dove ora si sta esibendo. E che a un certo punto, quando già
pensavamo di essere all’apoteosi entra sul palco un tecnico di quelli
col camice bianco, bisbiglia qualcosa a Eddie che fa un cenno al
pubblico come per dire scusate n’attimo e se ne va. Dopo un minuto esce
fuori…con Roger Daltrey… e allora forse eccola, eccola la vera quadratura
del cerchio, ci sono loro, il passato, il presente, la musica che vive,
per sempre.
Perciò
non parlerò del pubblico che si alzava e si sbirrazzava perché a me è
successo un fenomeno strano. Io so che di musica non capisco nulla ma so
anche che la musica è una tra le cose che mi danno la vita, l’energia
per andare avanti nei momenti no, la lievità, la forza, la gioia. Ed ecco che,
avete presente “Up”?, io ho sentito la mia sedia e tutto l’Apollo,
sostenuto da migliaia di palloncini colorati, prendere il volo e
galleggiare, volteggiare nel cielo di Londra.
E ho visto le mie Cascate Paradiso.
Nessun commento:
Posta un commento