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lunedì 31 maggio 2010

nyc, i concerti


madison, prima sera.

...e quindi eccoci davanti al MADISON SQUARE GARDEN. e sono proprio io che sto in fila davanti al botteghino 10c, proprio io che consegno il documento, mio il nome sulla busta contenente quei rettangolini sì preziosi.
è arrivata la prima sera. formazione tipo, la creatura ed io. con stati d'animo nettamente divergenti. (chi dei 2 emozionato e febbrile alla ricerca dei banchetti del merchandising e chi invece serafico e pacioso che manco il dalai lama? domanda inutile, come diceva qualcuno...)
vabbè, prendiamo posto. il madison fa notevolmente impressione. è grande, tondo e grande e non mi pare somigliare agli altri palazzetti, proprio no. o forse sarò io che lo guardo con l'occhi dell'ammore? non lo sapremo mai.
oggi la band di apertura è diversa, ci sono i black keys che al pubblico piaciono parecchio, tanto è vero che è abbastanza pieno, si applaude (maddai!), si canta, insomma si partecipa, e anche questa è novità assoluta. io, come di prammatica, ste chiavi nere non le conosco. giudizio pertanto sospeso, in attesa che mi venga il buzzo di ascoltarli come si deve.
quando loro terminano il set, il pubblico sciama via di corsa alle solite occupazioni pre-concerto.
ma poi si abbassano le luci, inizia l'intro, arrivano i pupi ed è subito delirio.
e subito, ma proprio subito, si capisce che questo NON è un palazzetto come gli altri e il pubblico lo sa, ne è consapevole.
c'è gente per ogni dove, persino sull'ultima tribuna, lassù, tra le nuvole e gli arcangeli, alle spalle del palco. ma dico, vi rendete conto??? alle spalle del palco, in cima in cima, che se stavano sull'empire vedevano uguale... tanta, tanta gente.
si apre con sometimes (anch'io qualche volta cerco me stessa, caro Dio, e qualche volta vivo, e questa è una di quelle, decisamente), e poi last exit.
su small town è un'unica voce che grida hello, e i pensieri scompaiono davvero, non serve nient'altro se non quell'unica voce potente che si unisce a quella di eddie.
i am mine, siamo salvi stanotte, altrochè. il mio vicino nel frattempo avrà fatto avanti indrè non meno di quattro volte, addetto al rifornimento bevande. ma ogni volta si scusa e io lo perdono. del resto perdonerei anche il nostro premier, lo avessi qui.
eppoi force of nature, even flow, etc etc, fino a evolution, un ruggito, un'esplosione.
al primo encore entrano i violini e parte the end, poi c'è lukin -adv, questa è tua! - (ma ve ne parlo poi) e you are, l'avevate chiamata, eccola!
di nuovo solat (abbè, sibbè!!) once, porch, frenesia collettiva.
prima della seconda encore il mio vicino si accascia sulla sedia, starà in coma etilico? mi chiedo io compassionevole. quand'ecco che rientrano i nostri e anche chissene del mio vicino, mi dico io, cinica e bara. jeremy, leash, MANKIND, e il vicino si rialza, non è morto, meno male.
la pazza mary e la bottiglia, al solito, gira per le prime file. eddie durante gli assolo al solito va a fumare, mike benedice tutti coll'acquasanta dei suoi millanta plettri, stone ha i capelli sempre più lunghi ed è sempre più secco, jeff zompa come un grillo imbizzarrito, vola di tutto sul palco.
e poi si! decisamente si! io ci credo ai miracoli, tutti noi ci crediamo, siamo qui!
e siamo ancora meravigliosamente vivi, ci teniamo a urlarlo, con quell'unica, roboante voce.
indifference ci ipnotizza e ci tramortisce, urleremo a pieni polmoni fino a riempire questo posto, e lo facciamo, decisamente.
finito. torniamo in albergo ebbri (bè, io certamente si, la creatura anche però pare contenta...), camminando nelle luci della notte nuiorchese.
mi dichiaro ufficialmente una donna fortunata.

madison, seconda sera.

stavolta la formazione è cambiata. io ci sono (ah, se ci sono), ma al mio fianco non c'è la creatura (che 3 non li avrebbe retti, Signore perdonalo.) ma bensì mia sorella annuccia, al suo primo concerto al madison e attenzione, attenziò!! al suo primo concerto pj.
la mia carissima non è malata come me, ma tuttavia è grande fan di bruce, perciò una che un concerto come dio comanda sa goderselo, eccome.
il copione si ripete, entriamo, ci facciamo 4-5-6 banchi del merchandising, hot dog e via a sedersi.
ormai coi vicini siamo di casa, chè in 3 concerti ci siamo beccati quasi sempre gli stessi compagni di fila. la madre con figlio che pare normale a luci accese e pazzo furente coi pupi sul palco, il procacciatore di bevande, fresco come una rosa, ma senza il suo compare di iersera (sarà morto, il poverello? non oso informarmi), stasera forse ne ucciderà un altro, chissà. mi approccio al concerto stranamente serena, nn sull'isterico andante veloce come al solito, chissà, mi starò assuefacendo?
la domanda trova una veloce risposta quando, dopo band of horses, che stasera sono di nuovo tra noi, i nostri salgono sul palco.
loro salgono, il madison è una bolgia mirabolante, stracolmo in ogni ordine di posto e fibrilla. loro salgono e....
corduroy, hail hail, evolution, wws, got some, tutte di seguito, senza fiato, senza respiro. (breathe verrà subito dopo...) vabbè, stasera hanno deciso di ammazzarci, è chiaro e lampante. anche eddie tiene a precisarlo, che questa notte ci rovineranno ineluttabilmente, perchè è l'ultima data ammerecana, perchè siamo al madison, perchè esso è strazeppo e stracarico di emozione.
e dopo breathe, quel tono di eddie che arriva nelle viscere, ONCE DIVIDED, e quanto la volevo ascoltare sta canzone qui dal vivo, ed eccola, eccola.
(come di consueto quando le note mi stramiciano le interiora, me la prendo con annuccia, scuotendola come un panno da spolvero, lei che mi è così fuscellosa, ma  è peraltro ormai abituata ai miei scatti nervosi e sopravvive alla mia mancanza di grazia).
i'm open e no, io non sogno un'altra me stessa, non ora, non qui, una grievance da coronarie scoppiate e poi present tense, altro mio (non credo solo mio) inno, e not for you, push me pull me, rats e daughter. nella parte strumentale di daughter eddie acchiappa un cartello su cui è scritto white man arizonian e così lui attacca WMA, che roba, che roba...dopo the fixer e why go decidono di darci qualche istante di tregua. io guardo anna e incredula le comunico che hanno soltanto finito il set iniziale e ci sarà da reggersi forte. lei pare apprezzare, del resto, come potrebbe essere altrimenti???
torna eddie con gli archi, the end e eddie tiene a precisare che è contento che la canzone non parli di lui. e noi invece?? ambè. che ci aveva atterrito debbrutto il testo della fine, vero caluccio??
poi io dico ad anna "adesso rifà lukin, come ieri sera", con la sola chitarra e gli archi imbufaliti, ah sta canzone, che durante le giornate no mi canto sempre, è proprio una giornata alla lukin, dico a me stessa, quando si presenta tutto sverso. e invece lui ci dice (e io credo di capire, chè eddie biascica e io capisco un centesimo di ciò che proferisce) che sta roba che andrà a suonare non l'hanno mai suonata così, e parte. curiosità imperante, musica sconosciuta, finchè tra le parole me mi pare di immaginare stop at the supermarket, machedavero???? è proprio lei, nello stupore ed emozione generale, non può naturalmente non piacerci, da matti, anche questa versione (pur non essendo quella indemoniata ed amatissima) proprio come un regalo che non ti aspetti e perciò ancor più gradito.
e poi la botta finale della prima encore, nero, rosso, giallo, siamo pazzi, tutti pazzi, sweet lew, given to fly, spin, rvm, ma dico, ma si può????
ci lasciano esausti ed elettrizzati, deliziati e increduli, ipercarichi ed entusiasti, vabbè, gli aggettivi cosa possono spiegare, in fondo?
e tornano. wasted reprise e poi eddie ci racconta che un tot di anni fa venne a new york e non avrebbe mai ma proprio mai potuto immaginare che un giorno avrebbe suonato al madison e mentre lo dice ci guarda e si commuove poi attacca una betterman meravigliosa e di tutti, ma proprio tutti tutti.
è il momento cupo di black e poi the real me, potete vederla, proprio stasera, poi hunger strike, con il cantante della band of horses, siamo tutti affamati, we're going hungry, siamo tutti affamati e ci stanno nutrendo.
alive, kick out the jams, forse esplodiamo, yellow ledbetter che è ormai sempre dedicata al caluccio.
mike parte con stars spangled banner, eddie si aggira felice sul palco, stone (che stasera ha una maglietta di un colore rosa/fucsia improbabile) abbraccia jeff e grazie voi 2 che avete creato tutto questo, io vi venero, poi si prendono tutti per mano e si inchinano davanti a noi. sembrano felici.
ma noi, noi molto di più...

ora, dopo un concerto come questo cosa posso aggiungere che non sia altra retorica e solite frasi grondanti melassa (che annoi ci resta anche stucchevole), e che del resto ho già elargito a piene mani?
bè, giacchè ci sto,  dirò una cosa.
questo tipo di vibrazione, questa roba qua che è successa stasera tra noi, pubblico, e loro, band, è insieme un atto fisico e spirituale, immanenza e trascendenza.
una rieducazione, una resurrezione, una rigenerazione, una liberazione, come direbbe qualcuno che la sa, ah se la sa. un atto d'amore, un'unica entità. il pubblico un'insieme, non le singole persone, con le loro piccole o grandi vite, con i loro piccoli o grandi pensieri. una forza sprigionata, resa libera.

e anche loro hanno mantenuto la promessa: LIFE, RIGHT NOW!

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