"...avanziamo incespicando, portiamo un po' di rumore nel silenzio, troviamo in altri di che andare avanti.
è quasi abbastanza.
il mondo gira. sotto i nostri passi incerti.
è quanto basta.
il mondo, che gira. "
BUON ANNO.
Elenco blog personale
venerdì 31 dicembre 2010
mercoledì 29 dicembre 2010
lunedì 27 dicembre 2010
sabato 25 dicembre 2010
MERRY CHRISTMAS!!!
"caro George, ricorda che nella vita nessun uomo è un fallito se ha degli amici. Con affetto, Clarence"
tante campanelle tintinnanti e tanti angeli finalmente con le ali!
tante campanelle tintinnanti e tanti angeli finalmente con le ali!
giovedì 23 dicembre 2010
i wish i was the clouds...
Vorrei
essere la voce di eddie, che scava nella profondità delle emozioni e le
riporta alla luce, liberate dalle macerie dei terremoti, dalla neve
delle valanghe, dai detriti degli uragani, miracolosamente intatte.
Vorrei essere la chitarra di mike, ispirata e magica.
Vorrei essere l'armonica di bruce, che piange, ride e consola.
Vorrei essere la chitarra di mike, ispirata e magica.
Vorrei essere l'armonica di bruce, che piange, ride e consola.
Vorrei
essere un gatto di largo argentina, che quando piove si nasconde tra le
rovine e guarda il mondo impazzirgli tutt’intorno, coi suoi saggi occhi
gialli. Che serba con la memoria dei suoi antenati il ricordo della
voce di nannarella, il suo richiamo in una qualche dolce notte romana.
A
christmas tree, i wish i was, the star that went on top…ma non un
albero qualsiasi, non una stella qualsiasi. Quest’anno vorrei essere
l’albero di piazza Venezia, un po’
vanaglorioso e tutto illuminato, con le gocce blu che scendono come
lacrime di ghiacchio.
Vorrei
essere il sasso caldo che viene poggiato su un corpo durante un
massaggio e tutto ciò che fa nella sua vita di pietra è dare benessere.
Vorrei essere un cucciolo di cane, scoordinato, confusionario, giocherellone, scodinzolante e allegro, alla scoperta della vita.
Vorrei essere un grande albero, dare ombra, dare rifugio, stormire nel vento, respirare.
Vorrei essere una peonia rosa, un po’ vergognosa, fragile e insopportabilmente bella.
Vorrei essere il tempio di castore e polluce, al foro romano, e aver visto tutto ciò che ha visto lui.
Vorrei essere accogliente e riposante come una vecchia, comoda poltrona.
Una rondine, vorrei essere, e gridare la promessa della primavera.Vorrei essere accogliente e riposante come una vecchia, comoda poltrona.
Vorrei essere un'onda dell'oceano, per non fermarmi mai, per accogliere surfisti felici e velisti gentili, per regalare conchiglie alla spiaggia e alghe alla sabbia.
Vorrei essere placida come un'alba di giugno.
Vorrei essere il cielo stellato in una nera notte di montagna.
Vorrei essere un concerto rock che distribuisce energia crepitante e benefica tachicardia, che azzera il dolore e moltiplica la gioia.
Vorrei che papà distinguesse, tra le tante, le luci di Natale della nostra casa.
Vorrei essere buona.
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SPROLOQUI IN LIBERTA'
mercoledì 22 dicembre 2010
martedì 21 dicembre 2010
domenica 19 dicembre 2010
venerdì 17 dicembre 2010
amigdala
La donna che accarezza le tarantole non è capace
di avere paura. Vive una vita di disumana serenità, danzando leggera fra
i terrori reali o immaginari che fanno di noi quello che siamo,
creature di emozioni. Di lei conosciamo soltanto le iniziali, "SM",
perché è stata usata come cavia da un'università, dove abita, nel
rustico vuoto dello Iowa, e la ragione per la quale non conosce paura. È
l'assenza dell'amigdala, il piccolo corpo nervoso a forma di mandorla,
appunto "amigdala" in greco, che dal profondo del nostro cervello
controlla le azioni e le reazioni, i sentimenti e le emozioni che
chiamiamo paura.
È noto da tempo che in quel piccolo organo sta il segreto della condizione umana, la sentinella della nostra sopravvivenza, la condanna delle nostre notti, la molla dei nostri comportamenti. Menomazioni, patologie, difetti della amigdala cambiano radicalmente il rapporto con il mondo esterno, possono impedire di riconoscere, nelle situazioni, nei gesti, addirittura nello sguardo degli altri quei segnali sottili che fanno scattare il meccanismo del "fuggi o lotta", presente in tutti gli animali superiori. Ma la Signora Esseemme, studiata per mesi dalla Università dello Iowa, è completamente priva di ogni riflesso di paura. Non dice, come il bambino eroe del film di Salvatores "Io non ho paura". Non vince, come il soldato magari impregnato di grappa, di rum, di esaltazione patriottica o religiosa che si lancia oltre il parapetto della trincea, il terrore della morte.
La paura è un lusso che le è impedito.
L'hanno accompagnata nei luoghi canonici delle più ovvie fobie umane e specialmente femminili, in laboratori brulicanti di enormi ragni e di serpi, creature delle quali aveva detto di avere orrore. Ma quando si è trovata fra di loro, ha serenamente carezzato il dorso peloso di enormi tarantole e la pelle secca a fredda di serpi, sperabilmente non velenose. Né passeggiate solitarie fra cimiteri di notte, visioni di film specialmente ripugnanti o conversazioni nelle carceri con stupratori seriali e killer ben lieti di raccontare ogni raccapricciante dettaglio delle loro imprese hanno provocato alcuna reazione di paura registrata dai sensori che i ricercatori le avevano applicato per registrare le classiche risposte fisiologiche dell'ansia. La mancanza dell'amigdala la rende semplicemente incapace di avere paura, come un daltonico totale è incapace di vedere i colori.
A che serva lo studio di questa sfortunata, o fortunatissima signora che non teme neppure la morte, lo spiegano i ricercatori della scuola di neurologia dell'Università dello Iowa, uno stato del MidWest americano che offre un numero specialmente alto di volontari nelle Forza Armate. Dieci anni ormai di guerra in Iraq e in Afghanistan hanno prodotto 500 mila reduci, migliaia di suicidi e diecine di migliaia di uomini e donne mutilati non nel corpo, ma nell'anima, dalla "PTSD", la sindrome da stress post traumatico. Sono ex combattenti che vivono nel terrore, e nel trauma, di quanto hanno visto, subito, inflitto, a volte rottami umani incapaci di uscire di casa, di affrontare una banale autostrada, un ufficio, un locale pubblico, bloccati da quella "amigdala" fuori controllo che invia al cervello e al corpo segnali paralizzanti di paura anche quando non ve n'è motivo, come un allarme antifurto che urla anche quando il pericolo non esiste. La signora Esseemme dell'Iowa e le altre cavie come lei possono aiutare a capire come resettare questo termostato del terrore, senza arrivare all'estremo dell'azzeramento completo delle emozioni e alla trasformazione dei pazienti in robot.
E proprio qui, al confine fra la scienza e la fantascienza, fra la terapie e l'abuso, sta il rischio delle sperimentazioni sull'amigdala e sugli altri organi, nervi, ghiandole che rendono umani gli umani, tra il piacere e la paura, tra l'orrore e la tenerezza. La fantasia corre al pensiero di futuri soldati robot, privati di quel freno emotivo che è la paura di morire e, come studia da anni il Pentagono, la paura di uccidere, a volte più forte addirittura dell'istinto di sopravvivenza. L'antropologia, la storia dell'evoluzione umana, sa bene che senza nostra sorella paura, innesco formidabile dell'intelligenza e della creatività, la nostra specie non sarebbe sopravvissuta al mondo ostile e feroce che la circondava ed è ovvio che questa donna dello Iowa non vivrebbe a lungo ballando serena con gli orsi o attraversando la strada senza il timore di essere investita. Lo sanno i famigliari che non le permettono di uscire mai di casa da sola. Ma se la sua perfetta incoscienza da bambina che comincia a gattonare per il mondo incurante di spigoli e prese elettriche fa tenerezza, il pensiero di una legione di armati senza umanità e senza mai rimorsi fa paura. Almeno a noi che abbiamo l'amigdala che funziona anche troppo bene.
Vittorio Zucconi - La Repubblica 17 dicembre 2010
È noto da tempo che in quel piccolo organo sta il segreto della condizione umana, la sentinella della nostra sopravvivenza, la condanna delle nostre notti, la molla dei nostri comportamenti. Menomazioni, patologie, difetti della amigdala cambiano radicalmente il rapporto con il mondo esterno, possono impedire di riconoscere, nelle situazioni, nei gesti, addirittura nello sguardo degli altri quei segnali sottili che fanno scattare il meccanismo del "fuggi o lotta", presente in tutti gli animali superiori. Ma la Signora Esseemme, studiata per mesi dalla Università dello Iowa, è completamente priva di ogni riflesso di paura. Non dice, come il bambino eroe del film di Salvatores "Io non ho paura". Non vince, come il soldato magari impregnato di grappa, di rum, di esaltazione patriottica o religiosa che si lancia oltre il parapetto della trincea, il terrore della morte.
L'hanno accompagnata nei luoghi canonici delle più ovvie fobie umane e specialmente femminili, in laboratori brulicanti di enormi ragni e di serpi, creature delle quali aveva detto di avere orrore. Ma quando si è trovata fra di loro, ha serenamente carezzato il dorso peloso di enormi tarantole e la pelle secca a fredda di serpi, sperabilmente non velenose. Né passeggiate solitarie fra cimiteri di notte, visioni di film specialmente ripugnanti o conversazioni nelle carceri con stupratori seriali e killer ben lieti di raccontare ogni raccapricciante dettaglio delle loro imprese hanno provocato alcuna reazione di paura registrata dai sensori che i ricercatori le avevano applicato per registrare le classiche risposte fisiologiche dell'ansia. La mancanza dell'amigdala la rende semplicemente incapace di avere paura, come un daltonico totale è incapace di vedere i colori.
A che serva lo studio di questa sfortunata, o fortunatissima signora che non teme neppure la morte, lo spiegano i ricercatori della scuola di neurologia dell'Università dello Iowa, uno stato del MidWest americano che offre un numero specialmente alto di volontari nelle Forza Armate. Dieci anni ormai di guerra in Iraq e in Afghanistan hanno prodotto 500 mila reduci, migliaia di suicidi e diecine di migliaia di uomini e donne mutilati non nel corpo, ma nell'anima, dalla "PTSD", la sindrome da stress post traumatico. Sono ex combattenti che vivono nel terrore, e nel trauma, di quanto hanno visto, subito, inflitto, a volte rottami umani incapaci di uscire di casa, di affrontare una banale autostrada, un ufficio, un locale pubblico, bloccati da quella "amigdala" fuori controllo che invia al cervello e al corpo segnali paralizzanti di paura anche quando non ve n'è motivo, come un allarme antifurto che urla anche quando il pericolo non esiste. La signora Esseemme dell'Iowa e le altre cavie come lei possono aiutare a capire come resettare questo termostato del terrore, senza arrivare all'estremo dell'azzeramento completo delle emozioni e alla trasformazione dei pazienti in robot.
E proprio qui, al confine fra la scienza e la fantascienza, fra la terapie e l'abuso, sta il rischio delle sperimentazioni sull'amigdala e sugli altri organi, nervi, ghiandole che rendono umani gli umani, tra il piacere e la paura, tra l'orrore e la tenerezza. La fantasia corre al pensiero di futuri soldati robot, privati di quel freno emotivo che è la paura di morire e, come studia da anni il Pentagono, la paura di uccidere, a volte più forte addirittura dell'istinto di sopravvivenza. L'antropologia, la storia dell'evoluzione umana, sa bene che senza nostra sorella paura, innesco formidabile dell'intelligenza e della creatività, la nostra specie non sarebbe sopravvissuta al mondo ostile e feroce che la circondava ed è ovvio che questa donna dello Iowa non vivrebbe a lungo ballando serena con gli orsi o attraversando la strada senza il timore di essere investita. Lo sanno i famigliari che non le permettono di uscire mai di casa da sola. Ma se la sua perfetta incoscienza da bambina che comincia a gattonare per il mondo incurante di spigoli e prese elettriche fa tenerezza, il pensiero di una legione di armati senza umanità e senza mai rimorsi fa paura. Almeno a noi che abbiamo l'amigdala che funziona anche troppo bene.
Vittorio Zucconi - La Repubblica 17 dicembre 2010
mercoledì 15 dicembre 2010
martedì 14 dicembre 2010
lunedì 13 dicembre 2010
mercoledì 8 dicembre 2010
martedì 7 dicembre 2010
piccola ala
Well she's walking through the clouds
With a circus mind that's running round
Butterflies and zebras
And moonbeams and fairy tales
That's all she ever thinks about
Riding with the wind
With a circus mind that's running round
Butterflies and zebras
And moonbeams and fairy tales
That's all she ever thinks about
Riding with the wind
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SPROLOQUI IN LIBERTA'
lunedì 6 dicembre 2010
domenica 5 dicembre 2010
dove vanno in inverno?
"Continuavo a camminare, un passo dietro l'altro, e
intorno a me tutto diventava sempre più buio e sempre più spettrale.
Non vidi un'anima per tutto il tempo che restai nel parco. Meglio così.
Probabilmente avrei fatto un balzo di almeno un chilometro, se avessi
incontrato qualcuno. Poi, alla fine, lo trovai. Era mezzo gelato e mezzo
no, ecco com'era. Ma non vidi nemmeno un'anitra. Feci tutto il giro di
quel maledetto lago - a un certo punto per poco non ci cascavo dentro, anzi
- ma non vidi un'anitra neanche a pagarla. Pensai che forse non ce
n'erano, come niente dormivano o che so io vicino all'orlo dell'acqua,
vicino all'erba e compagnia bella. Fu così che per poco non ci cascavo
dentro. Ma non ne trovai neanche una..."
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SPROLOQUI IN LIBERTA'
venerdì 3 dicembre 2010
errante...
E quando miro in ciel arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
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SPROLOQUI IN LIBERTA'
giovedì 2 dicembre 2010
martedì 30 novembre 2010
lunedì 29 novembre 2010
sabato 27 novembre 2010
in ritardo per il cielo
How long have I been dreaming I could make it right
(e quanto ho amato questo disco?)
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SPROLOQUI IN LIBERTA'
venerdì 26 novembre 2010
a volte
guardando il cielo di sera, mi capita di pensare alla nostra fragilità, alla nostra finitudine.
poi per fortuna mi passa.
poi per fortuna mi passa.
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SPROLOQUI IN LIBERTA'
giovedì 25 novembre 2010
martedì 23 novembre 2010
domenica 21 novembre 2010
sabato 20 novembre 2010
la cofana...
Tonight I'll be on that hill 'cause I can't stop,
I'll be on that hill with everything I got,
Lives on the line where dreams are found and lost...
I'll be on that hill with everything I got,
Lives on the line where dreams are found and lost...
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MUSICA
venerdì 19 novembre 2010
mercoledì 17 novembre 2010
martedì 16 novembre 2010
domenica 14 novembre 2010
sabato 13 novembre 2010
venerdì 12 novembre 2010
giovedì 11 novembre 2010
quello che non ho
è di farla franca
quello che non ho è quel che non mi manca
quello che non ho sono le tue parole
per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il sole.
...quello che non ho è questa prateria
per correre più forte della malinconia.
quello che non ho è quel che non mi manca
quello che non ho sono le tue parole
per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il sole.
...quello che non ho è questa prateria
per correre più forte della malinconia.
mercoledì 10 novembre 2010
persistence of memory
...songs are like tattoos
You know I've been to sea before
Crown and anchor me
Or let me sail away...
You know I've been to sea before
Crown and anchor me
Or let me sail away...
domenica 7 novembre 2010
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Ecclesiaste 3: 4,7
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Ecclesiaste 3: 4,7
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SPROLOQUI IN LIBERTA'
venerdì 5 novembre 2010
domande
è la mia insicurezza che mi porta preoccupazione costante nei confronti di coloro che amo?
mancanza di fiducia?
vana ricerca di un impossibile controllo?
parossistico istinto di protezione?
e tanto, si sa, la risposta non posso cercarla fuori,
la risposta è dentro di me,
e però....è sbagliata...
mancanza di fiducia?
vana ricerca di un impossibile controllo?
parossistico istinto di protezione?
e tanto, si sa, la risposta non posso cercarla fuori,
la risposta è dentro di me,
e però....è sbagliata...
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giovedì 4 novembre 2010
la promessa
"La soluzione dell’età adulta non è e non può più essere andarsene via,
scappare. Anche se si è nati per correre bisogna restare ed affrontare
la vita, i luoghi in cui si vive. Cercare il buio ai margini della città
e farne elegia, poesia quotidiana, operaia e rurale al tempo stesso."
cercare il buio ai margini della città e farne poesia quotidiana.
cercare il buio ai margini della città e farne poesia quotidiana.
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MUSICA
giovedì 28 ottobre 2010
domenica 24 ottobre 2010
danzando a piedi nudi
the plot of our life sweats in the dark like a face
the mystery of childbirth, of childhood itself
grave visitations
what is it that calls to us?
why must we pray screaming?
why must not death be redefined?
we shut our eyes we stretch out our arms
and whirl on a pane of glass...
the mystery of childbirth, of childhood itself
grave visitations
what is it that calls to us?
why must we pray screaming?
why must not death be redefined?
we shut our eyes we stretch out our arms
and whirl on a pane of glass...
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MUSICA
venerdì 22 ottobre 2010
giovedì 21 ottobre 2010
martedì 19 ottobre 2010
di prossima lettura
"In realtà la violenza è un rumore di fondo, costantemente presente nel
libro come nella città. E se devo essere sincero, a volte la realtà è
peggio di quella che viene raccontata nel libro. Autisti impazziti,
branchi di adolescenti razzisti e omofobi. Il rancore diffuso è la cifra
del nostro tempo: un 'tutti contro tutti' che mina la basi della
convivenza civile. Nativi contro migranti, nord contro sud, vecchi
contro giovani, imprenditori contro lavoratori, lavoratori dipendenti
contro lavoratori a nero, uomini che odiano e uccidono le donne, uomini e
donne contro i gay. E tutti contro i Rom. Siamo immersi in una guerra
civile molecolare a cui abbiamo fatto l’abitudine. Neanche ce ne
accorgiamo. La violenza del protagonista al confronto è una melodia
lieve" Massimiliano Smeriglio
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LIBRI
sabato 16 ottobre 2010
venerdì 15 ottobre 2010
percorrere la mia strada
All the rusted signs we ignore throughout our lives
Choosing the shiny ones instead
I turned my back... now there's no turning back ...
I smile, but who am I kidding?
I'm just walkin' the miles... every once in a while, get a ride...
Choosing the shiny ones instead
I turned my back... now there's no turning back ...
I smile, but who am I kidding?
I'm just walkin' the miles... every once in a while, get a ride...
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SPROLOQUI IN LIBERTA'
mercoledì 13 ottobre 2010
martedì 12 ottobre 2010
lunedì 11 ottobre 2010
domenica 10 ottobre 2010
martedì 5 ottobre 2010
venerdì 1 ottobre 2010
questo bacio vada al mondo intero
cos'è che mi affascina di più in un libro?
sostanzialmente la capacità di "vederlo" e di trovare legami con ciò che io sono, sono stata, vorrei essere, sarò. possono essere descritte città che non vedrò mai, paesaggi sconosciuti, persone molto lontane dal mio mondo, piatti di cui non conosco il sapore, che non assaggerò mai, profumi a me ignoti.
tuttavia ci sarà sempre una luce, un battito di ali, un'impercettibile movimento del cuore, l'espressione negli occhi di un cane, una musica, un vorticare di foglie o cartaccia, un pensiero, una pioggia, un cielo limpido che ad un certo punto io riconoscerò e sentirò mio.
"questo bacio vada al mondo intero" di Colum McCann racconta molte storie, legate tra loro da un filo, il filo che philippe petit nel '74 tese tra due torri e sul quale ha camminato.
sono storie di vite molto diverse tra loro, vite perdute, vite ritrovate, vite attraversate dal lampo di un gesto gratuito di rara bellezza.
alla fine è tutto lì, saper riconoscere la bellezza quando ti illumina fugacemente, ed esserne per sempre grati.
sostanzialmente la capacità di "vederlo" e di trovare legami con ciò che io sono, sono stata, vorrei essere, sarò. possono essere descritte città che non vedrò mai, paesaggi sconosciuti, persone molto lontane dal mio mondo, piatti di cui non conosco il sapore, che non assaggerò mai, profumi a me ignoti.
tuttavia ci sarà sempre una luce, un battito di ali, un'impercettibile movimento del cuore, l'espressione negli occhi di un cane, una musica, un vorticare di foglie o cartaccia, un pensiero, una pioggia, un cielo limpido che ad un certo punto io riconoscerò e sentirò mio.
"questo bacio vada al mondo intero" di Colum McCann racconta molte storie, legate tra loro da un filo, il filo che philippe petit nel '74 tese tra due torri e sul quale ha camminato.
sono storie di vite molto diverse tra loro, vite perdute, vite ritrovate, vite attraversate dal lampo di un gesto gratuito di rara bellezza.
alla fine è tutto lì, saper riconoscere la bellezza quando ti illumina fugacemente, ed esserne per sempre grati.
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domenica 26 settembre 2010
mercoledì 22 settembre 2010
martedì 21 settembre 2010
giornata mondiale alzheimer
la malattia di mia madre è arrivata senza preavviso, anche se i suoi
segni premonitori si erano affacciati spesso e confusi con quelli,
generici, della vecchiaia.
e poco a poco lei ed io con lei, abbiamo iniziato ad essere invisibili. un pezzetto alla volta, piano piano. finchè l'invisibilità ci ha avvolte, come un mantello di trasparente consapevolezza.
noi gli altri li vediamo. ma gli altri noi non ci vedono.
forse il mantello l'ho preso io e lentamente l'ho drappeggiato sulle nostre spalle, per proteggerci.
per proteggere lei, che non era più lei. per proteggerla dalla compassione della gente, dalle frasi che pur essendo di circostanza non per questo sono meno vere (una donna così intelligente, una donna così attiva, una donna così dolce!), ma io, io non permettevo loro di pronunciarle. non per mia madre, no.
per proteggere me, che non potevo perdermi, perchè dovevo accudire lei.
alle volte la malattia fa ridere. è buffa, alle volte, oppure devo trovarci qualcosa di buffo per non essere travolta dall'orrore, non so. ma a volte rido, da sola, o con lei. a volte.
perlopiù cerco di mantenere una qualche paradossale normalità della vita.
vado a lavorare, leggo, scrivo, parlo con i colleghi.
all'inizio cercavo di comunicare qualcosa, di parlare della malattia. ma mi sono presto resa conto che la normalità della vita, negli altri, in coloro che la vivono davvero, una vita normale, è più forte di ogni altra cosa e non capisce. non fino in fondo, almeno.
così mi sono avviluppata nel mantello. non potete vedermi, non esisto.
oppure esisto solo perchè caparbiamente resisto, perchè sono testardamente concentrata sulla sopravvivenza, sulla ricerca di continui spazi di aria e libertà nella mia testa, sono l'equilibrista sul filo, non posso cadere.
mia madre ed io ci nascondiamo.
perchè non vogliamo farci vedere ma anche perchè nessuno vuole davvero vederci.
invisibili.
e poco a poco lei ed io con lei, abbiamo iniziato ad essere invisibili. un pezzetto alla volta, piano piano. finchè l'invisibilità ci ha avvolte, come un mantello di trasparente consapevolezza.
noi gli altri li vediamo. ma gli altri noi non ci vedono.
forse il mantello l'ho preso io e lentamente l'ho drappeggiato sulle nostre spalle, per proteggerci.
per proteggere lei, che non era più lei. per proteggerla dalla compassione della gente, dalle frasi che pur essendo di circostanza non per questo sono meno vere (una donna così intelligente, una donna così attiva, una donna così dolce!), ma io, io non permettevo loro di pronunciarle. non per mia madre, no.
per proteggere me, che non potevo perdermi, perchè dovevo accudire lei.
alle volte la malattia fa ridere. è buffa, alle volte, oppure devo trovarci qualcosa di buffo per non essere travolta dall'orrore, non so. ma a volte rido, da sola, o con lei. a volte.
perlopiù cerco di mantenere una qualche paradossale normalità della vita.
vado a lavorare, leggo, scrivo, parlo con i colleghi.
all'inizio cercavo di comunicare qualcosa, di parlare della malattia. ma mi sono presto resa conto che la normalità della vita, negli altri, in coloro che la vivono davvero, una vita normale, è più forte di ogni altra cosa e non capisce. non fino in fondo, almeno.
così mi sono avviluppata nel mantello. non potete vedermi, non esisto.
oppure esisto solo perchè caparbiamente resisto, perchè sono testardamente concentrata sulla sopravvivenza, sulla ricerca di continui spazi di aria e libertà nella mia testa, sono l'equilibrista sul filo, non posso cadere.
mia madre ed io ci nascondiamo.
perchè non vogliamo farci vedere ma anche perchè nessuno vuole davvero vederci.
invisibili.
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