narra una delle leggende familiari che nel mio periodo 3-5 anni
nessuno, in casa mia, potesse sedersi senza che arrivassi io con un
libro in mano e la pretesa che mi venisse letto all'istante (un incubo
per adulti, dovevo essere, ripensandoci...)
forse la leggenda è vita
vera perchè a tutt'oggi uno dei metodi più sicuri che ho per uscire da
una realtà che a momenti mi stringe come uno strumento di contenzione è
la lettura.
mi sistemo come il lettore di se una notte d'inverno un
viaggiatore. divano comodo, cuscino dietro la schiena, gambe allungate,
sigarette, accendino e posacenere a 20, massimo 30 cm., ventilatore
puntato in faccia d'estate, copertina d'inverno, chiudo le ante del
cervello ad interventi esterni (venditori portaapporta, cordless,
cellulari, madrefigliocane: pape satàn, pape satàn aleppe!) e apro il
libro.
negli anni alcune variazioni sul tema sono intervenute (dai 6 ai 20
niente sigarette peffortuna, da circa 6 anni invece occhiali, ahimè..)
ma insomma più o meno il rito è sempre questo. no bevande o cibarie, chè
il libro potrebbe macchiarsi, bagnarsi, ungersi e non sia mai.
vietatissime le orecchie per tenere il segno nell'infausto caso qualcuno
mi interrompa con qualsivoglia futilissimo motivo, il libro viene
delicatamente poggiato aperto e rovesciato, si dedica un nanosecondo
alla fastidiosa interruzione (cane A CUCCIA!, madre siediti qua che tra
un po' arrivo, figlio CHECCIPPA te serve proprio mò??) si mette il
cartello chiuso fermé closed cerrado e ci si immerge. divento
intollerante, integralista, cattiva (cattiva io?? si si si si!!) non mi
rompete che ho fatto tutto ciò che dovevo e ora sò impegnata.
apro la prima pagina e divento altro da me. e se sono fortunata cado in
un non-luogo senza tempo nè doveri nè responsabilità. un altrove dove
esistono solo i personaggi, i luoghi, le atmosfere, le parole, i
paesaggi descritti nel libro. è un'esperienza (che non sempre si ripete,
purtroppo) di alterazione della realtà che solo con un buon libro (o un
buon concerto, o un buon film) riesco ad avere. divento una tossica,
quando capita, vorrei che il libro non finisse mai ma intanto
corro, mi precipito verso la fine, anche se so che la fine aprirà il
vuoto e tutto mi mancherà, proprio tutto. quando riemergo dal gorgo sono più sola ma anche più ricca.
ieri ho finito "22/11/63" del Re. non tutto mi ha convinto in questo libro, certo.
ma è altresì certo che per una settimanella scarsa io ho vissuto negli
USA, negli anni '58-'63, ho abitato a Lisbon Falls, a Derry (ahhhh Derry e la ciminiera rovesciata...) a Fort Worth, a
Dallas, a Jodie, ho guidato una sunliner, ho mangiato il pronghorn
special (doppio cheese burger con patatine), ma soprattutto ho ballato
il lindy hop, tadada da da da...in the mood...
perchè la danza è vita.(ma anche musica e libri lo sono, altrochè!)
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