Elenco blog personale

lunedì 31 gennaio 2011

l'ultima frase

Prova a pensare a qualcuno che hai amato e che poi se n'è andato. Pensa a un momento perfetto, prima di tutto il dolore. Un momento che lo conteneva, ma andava oltre grazie a quella perfezione.

Una donna che nuotava e nuotava e nuotava nella piscina del Cipriani a Venezia.  Un uomo impeccabile in abito blu scuro e camicia bianca in un giorno feriale con l'aria di festa indosso. L'incontro nell'atrio dell'albergo di una capitale d'Oriente, uno coperto di polvere, l'altra di pietre luccicanti. La faccia perplessa dell'agente di sicurezza che gli perquisiva le tasche e tu che rispondi prima che lui possa farlo: "E' un tubetto di burro di cacao". Due margaritas al tramonto, affondati nei bidoni vasca sul tetto del Basico a Playa del Carmen. Tuo figlio che fa buffi errori di linguaggio, da raccontare alle cene. Una passeggiata in silenzio sulla High Line a Manhattan e la grazia delle parole non dette: "Tutto questo un giorno era finito".

Poi rileggi l'ultima frase che l'analista dice a Adam Gopnick in "Una casa a New York" prima del congedo: "In retrospettiva molti aspetti della vita valgono la pena".
E quel che lui ne deduce, prima furioso poi consolato: "Molti aspetti della vita valgono la pena. Non tutti e nemmeno la maggior parte. Non sono belli o significativi o anche solo tollerabili. Semplicemente valgono la pena. La vita ha valore e ci vuole un po' per arrivarci".

 Gabriele Romagnoli "Navi in bottiglia" La Repubblica 13/12/2010

sabato 29 gennaio 2011

caos calmo


 ogni tanto mi volto a guardare e vengo ipnotizzata dal giardino...


giovedì 27 gennaio 2011


domenica 23 gennaio 2011

norwegian wood

"A volte, quando vengono dei parenti a trovare mio padre, capita che veniamo qui a mangiare, e nessuno riesce a finire più di metà, come te adesso. E vedendo che io mangio tutto, c'è sempre quella che ti dice: - Ma guarda Midori come mangia con appetito! Beata te. Io ho lo stomaco chiuso, e non ce la faccio proprio a mangiare-. Ma ad assistere mio padre sono io, non loro. E non è uno scherzo. Non è come venire ogni tanto a esprimere la propria simpatia. A fargli fare la cacca, a pulirlo dal catarro, a lavarlo, sono io. Se per risolvere il problema della cacca bastasse esprimere la simpatia, anch'io sarei tutta simpatia...
Come mai della gente che ha la sua età rifiuta di vedere la realtà della vita? A parole uno può dire quello che vuole, ma quello che conta veramente è se tu pulisci la cacca o no."

                            Murakami Haruki Norwegian wood - Tokyo Blues

sabato 22 gennaio 2011

le altre donne

Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».

Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni: portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E’ perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l’esempio al potere, la sua tv e le sue leader, le politiche fatte eleggere per le loro doti di maitresse, le starlette televisive che diventano titolari di ministeri.
Ancora una volta, il baratro non è politico: è culturale. E’ l’assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità. L’assenza di un’alternativa altrettanto convincente. E’ questo il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo attraversato, è questo il delitto politico compiuto: il vuoto, il volo in caduta libera verso il medioevo catodico, infine l’Italia ridotta a un bordello.

Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole come forma di emancipazione dal bisogno e persino come strumento di accesso ai desideri effimeri sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. Sono due anni che lo faccio, ma oggi è il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? Davvero pensate di poter alzare le spalle, di poter dire non mi riguarda? Il grande interrogativo che grava sull’Italia, oggi, non è cosa faccia Silvio B. e perché.

La vera domanda è perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un’inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l’accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.

Quel che non possiamo, che non potete consentire è che questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi – e come li ha fatti, a danno di chi, non ve lo domandate mai? - per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l’esempio, la guida, il padrone.

Lo sconcerto, lo sgomento non sono le carte che mostrano – al di là dei reati, oltre i vizi – un potere decadente fatto di una corte bolsa e ottuagenaria di lacchè che lucrano alle spalle del despota malato. Lo sgomento sono i padri, i fratelli che rispondono, alla domanda è sua figlia, sua sorella la fidanzata del presidente: «Magari». Un popolo di mantenuti, che manda le sue donne a fare sesso con un vecchio perché portino i soldi a casa, magari li portassero. Siete questo, tutti? Non penso, non credo che la maggioranza lo sia. Allora, però, è il momento di dirlo.

Concita De Gregorio L'Unità 18 gennaio 2011

giovedì 20 gennaio 2011

feticcio...


lunedì 17 gennaio 2011

talvolta...

basta un sms per raddrizzare una lukin-giornata...

venerdì 14 gennaio 2011

undertoad, undertow?


nel mentre che in tunisia è scoppiata na mezza (intera?) rivoluzione, al comune di roma c'è stato il rimpasto e stiamo qui che si aspetta il risultato del referendum a mirafiori, io ho finito il mondo secondo garp.
di cosa ha parlato A ME, il garp? mi ha parlato della violenza sulle donne e dell'impatto che tale violenza ha nella psiche e nel cuore delle donne.
mi ha parlato dell'importanza della memoria.
ma soprattutto garp mi ha parlato del sottorospo. lo conosco bene io, il sottorospo.
quello che è sempre in agguato, celato in ogni innocente notte, nascosto tra giorni di tranquilla esistenza, nelle pieghe di una calma giornata.
all'improvviso lui appare e rabbuia ogni luce, subitanea eclissi di sole in un giorno d'estate.
provo a combatterlo, altrochè.
ma lui è là, si nasconde, pronto per la prossima, terrorizzante apparizione.
in parte ci si abitua, in parte si lotta.
io ho imparato ad accettare la sua presenza nella mia vita.
ed ho anche imparato ad essere io, talvolta, l'oceano, e l'enorme risacca.

i'm the ocean
i'm the giant undertow.

e quando sono la gigantesca risacca, io sono forte, rido, e vinco.

mercoledì 12 gennaio 2011

in un posto così

io ci vivrei...

martedì 11 gennaio 2011

Lo spot lanciato dal Forum Nucleare, con una spesa annunciata di tre milioni di euro, è un esempio di raffinata manipolazione dell’informazione: propina falsità sotto un apparente tono “equidistante” con le posizioni pro e contro rappresentate su una scacchiera.
Ci troviamo di fronte a una comunicazione assai più “ricercata” delle trasmissioni Rai con interventi tutti a favore tranne uno. Ma vediamo come lo spot traveste da “argomento razionale” due evidenti bufale.
Prima bufala: la gestione delle scorie. Nello scambio dei pro e contro, una voce si dice preoccupata del futuro, l’altra ribatte che le scorie prodotte sono quanto «una pedina a testa». La replica è che se si sommano le teste non è poi così poco. La voce pro conclude il batti e ribatti affermando che però «si possono gestire in sicurezza». Peccato che in nessuna parte del mondo, dopo 60 anni di sviluppo tecnologico – e dopo aver ricevuto la quota maggiore degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo energetico dei Paesi Ocse – questo miracolo sia ancora mai stato dimostrato.
Seconda bufala: la voce contro ricorda che, per fare a meno delle fonti fossili, ci sono le energie rinnovabili. La voce a favore del nucleare ribatte che tra cinquant’anni potrebbero non bastare. Qui la menzogna è duplice. In primo luogo tra cinquant’anni anche l’uranio estraibile a costi calcolabili sarà agli sgoccioli. In secondo luogo, la possibilità tecnica ed economica di uno scenario energetico totalmente basato sulle rinnovabili non è solo una fantasticheria degli ambientalisti: ci sono analisi di fonte industriale e istituzionale che lo dimostrano possibile almeno su scala europea.
A parte il dubbio su chi pagherà alla fine i costi di questa propaganda, dato che le norme in vigore per il nucleare prevedono fondi pubblici per «campagne informative» – tema sollevato da una interrogazione al Senato di Ferrante e Della Seta (Pd) – non sappiamo come si svilupperà questa ricca campagna di disinformazione pubblica.
Secondo l’ultimo sondaggio europeo sul tema nucleare dello scorso marzo (Eurobarometro) 55 su 100 italiani pensano che i rischi del nucleare siano superiori ai benefici, contro 27 che ritengono il contrario (un rapporto 2 a 1).
Semmai questa campagna venisse rimborsata da fondi pubblici saremmo di fronte a un paradosso: si useranno le risorse di tutti per cercare di convincere la maggioranza dei cittadini che ha torto.
Come reagiranno gli italiani? Certo che da quando il governo ha cominciato a parlare di nucleare, stando alle rilevazioni dell’Ipsos, l’opposizione è cresciuta.

Giuseppe Onufrio
Direttore esecutivo di Greenpeace Italia

sabato 8 gennaio 2011

after dark

il giapponese, oramai è palese, mi intrippa.
sicchè se n'è fluito anche "after dark" di Murakami Haruki (poi forse un giorno capirò pure qual è il nome e quale il cognome)
after dark si svolge in una notte, e con le lancette dell'orologio, capitolo dopo capitolo si srotolano le vicende dei personaggi che ci accompagneranno fino allo spuntare del sole.
i bar, gli uffici deserti, la gente per strada illuminata dai neon delle insegne, i gatti nei giardini, le stanze al buio in cui forse dorme qualcuno, la notte di tokyo. 5 personaggi ci portano a visitare questa particolare notte.
si resta affascinati e quando spunta il sole quasi ci si dispiace...

giovedì 6 gennaio 2011

oceans

Pearl Jam Oceans from Pearl Jam on Vimeo.

riding high amongst the waves...

mercoledì 5 gennaio 2011

orizzonte

forse è vero che invecchiando l'orizzonte si restringe.
ma sicuramente ciò che per molti è l'infinitamente piccolo diventa sempre più la nostra prospettiva, il nostro sguardo sul mondo.
gioie sommesse, lievi e gentili.
un libro, una musica, una ciliegia ricoperta di cioccolato, una zolla di terra.
l'azalea fiorita, i bulbi che nascono, 2 cani grati del tuo ritorno.

domenica 2 gennaio 2011

l'ultima spiaggia...



"Un pigro, grigio pomeriggio, mentre
annoiato ciondolavo qua e là, la mia
immaginazione, seccata di non essere presa
sul serio, si prese una vacanza…
e non tornò mai più.
Avevo perso quello che il poeta
Wordsworth chiamava il mio “occhio
interiore”. Perso, o semplicemente lasciato
chissà dove, da qualche parte in giro per il mondo.
Che ne sarebbe stato di me, un artista?
Come avrei potuto continuare a lavorare,
a dipingere, a vivere?
Provai ad appigliarmi ai miei pochi ricordi,
ma non erano abbastanza. I ricordi sono un
vecchio cappello, amico mio;
l'immaginazione è un paio di scarpe nuove.
E se hai perso le scarpe, cos'altro puoi fare
se non andarle a cercare?"

primo libro dell'anno: ""L'ultima spiaggia" Lewis Patrick J., ill. Roberto Innocenti

MERAVIGLIOSO...


sabato 1 gennaio 2011

ok è il primo dell'anno!

e stavolta il tuffo ce lo siamo visti in diretta...
quanto mi piace questa tradizione romana de roma!